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Tibet: i militari cinesi bloccano la rivolta

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rivolta a lhasa
In coincidenza del 49esimo anniversario della rivolta contro il dominio della Cina, per le strade di Lhasa, capitale tibetana, ci sono disordini, scontri, arresti, feriti e, purtroppo, anche due morti. Si tratta di un monaco e di una ragazza di sedici anni, uccisi durante la protesta
In Tibet come in Birmania i monaci buddhisti sono tornati protagonisti delle proteste contro un regime. Dopo quattro giorni di manifestazioni anti-cinesi la polizia ha represso nel sangue una manifestazione a Lhasa, capitale della regione himalayana occupata dall’esercito di Pechino nel 1949. Diverse fonti parlano di un numero imprecisato di morti, di decine di feriti.
La protesta era iniziata lunedì con la marcia di 500 religiosi partita dal monastero di Drepung.

L\'esercito cinese ha circondato i tre grandi monasteri di Lhasa: Ganden, Drepung e Sera, considerati i «tre pilastri» del Tibet. Altri due sono stati vietati ai turisti.
In quello di Sera i religiosi hanno continuato uno sciopero della fame per protestare contro l’assedio militare mentre altri due monaci hanno tentato il suicidio.
A Lhasa vi sono stati episodi di violenza contro l’etnia Han, privilegiata dalle autorità cinesi nella distribuzione dei benefici, rispetto all’etnia tibetana e alla minoranza Hui.
Diversi negozi sono stati bruciati nel mercato Tromsikhang mentre blindati presidiano l’area attorno al Palazzo Potala, una volta residenza invernale del Dalai Lama.


di Michele Pinto
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