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Gay-pride: il ministro Carfagna nega il patrocinio, è polemica

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mara carfagna
Mara Carfagna, ministro alle pari opportunità, ha scatenato le proteste e la delusione di associazioni gay e di partiti politici dell’opposizione (ma non solo) per non avere concesso il patrocinio al gay-pride, sottolineando inoltre il proprio dissenso al riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali.

Così, all’indomani della propria decisione, la Carfagna si è trovata sotto accusa dall’Arcigay che l’ha definita: “bella ma disumana come la matrigna di cenerentola, perché è disumano non volere concedere riconoscimenti giuridici alle coppie omosessuali”. E, come sottolinea Barbara Pollastrini, ex ministro alle pari opportunità che partecipò alla festa del gay-pride, “quello che agita l’Arcigay non è il mancato patrocinio piuttosto il negare la realtà con una politica miope e ingannevole”. Idea ribadita anche dall’Arcigay stesso che ha descritto il nuovo ministro come “una bella addormentata che dice falsità e che vive nel mondo delle favole dove i gay non sono discriminati”. Questo, appunto, per esprimere il risentimento di tutti gli omosessuali che si sono sentiti discriminati dal ministro delle pari opportunità e, di conseguenza, dal governo stesso.

Contraria alla politica e alla decisione della Carfagna anche Alessandra Mussolini che l’accusa nel metodo, in quanto non cerca il dialogo con l’Arcigay ma si ostina a giocare “muro contro muro”. Dunque, la chiusura che il ministro mostra in questa circostanza viene contestata persino dalla propria compagna di schieramento che ammette: “Con il muro contro muro non si va da nessuna parte. E’ con il dialogo che si risolvono le cose, e non bisogna escludere a priori”. Poi l’onorevole Mussolini continua: “I problemi ci sono e vanno affrontati”.

Il ministro Carfagna ribatte alle accuse e sottolinea che non ci sono discriminazioni. Ma questa sua fermezza di pensiero ha provocato le reazioni di molti politici. Infatti, oltre alla Mussolini e alla Pollastrini, anche Paola Concia, deputata Pd, e Vladimir Luxuria, ex parlamentare del Prc, hanno manifestato il loro dissapore con l’attuale ministro alle pari opportunità. La prima, lesbica dichiarata, ha detto: “Forse è consigliata male dai suoi cinque amici omosessuali ricchi che vivono in un contesto sociale protetto”. La seconda,invece, ha affermato che: “un ministero delle pari opportunità che non intende assolvere al compito di dare e garantire pari opportunità è un ministero inutile”.

E sullo sfogo della Concia si ricollega anche Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, che vorrebbe incontrare il ministro Carfagna, il quale sottolinea i fatti: “In due anni ci sono stati omicidi e cinquanta atti gravi di violenza denunciati mentre migliaia sono gli episodi di discriminazione”. L’ultimo episodio, al riguardo, risale proprio a pochi giorni fa, come hanno raccontato le cronache, ed è il caso di una sedicenne accoltellata dalla madre perché innamorata di un\'amica.

Poi il presidente dell’Arcigay ha motivato la propria volontà di incontrare il ministro: “Perché si distacchi dal mondo delle favole, smetta di fare la matrigna e torni in quello dei comuni mortali costretti a nascondere il loro amore in famiglia e sul lavoro”. Altrettanto dura la contestazione dello storico leader del movimento Grillini che definisce le parole della Carfagna “battutacce da bar, che confermano quanto la destra italiana sia omofoba e non ami la diversità”.

Dunque, sono in maggior numero le critiche e le accuse rivolte al ministro alle pari opportunità sul tema dell’omosessualità, di contro all’appoggio e alle parole di difesa giunte in suo soccorso. Quelle pervenute sono quasi tutte di centrodestra. Luca Volontè dell’Udc definisce “corretta la decisione di negare il patrocinio” e accusa “la sinistra gay di chiamare diritti i propri privilegi discriminatori verso le famiglie e gli eterosessuali”. Mentre nel Pd in difesa della Carfagna si espone Follini che afferma: “Il patrocinio non è un dovere del governo”.



di Sudani Scarpini
redazione@viveremarche.it






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