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Torino: restano gravi le condizioni del ragazzo che si e\' dato fuoco

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componenti elettroniche
Restano ancora gravissime le condizioni di Riccardo La Mantia, il giovane di 20 anni che pochi giorni fa si è dato fuoco a bordo della propria auto parcheggiata in via Orbetello a Torino, davanti alla ditta di componenti elettronici Commutatori- Palazzo presso la quale lavorava dal 2005, per aver perso il proprio posto.

Il giovane, una volta coperto di fiamme, è uscito dall’automobile per farsi vedere dal titolare con il quale aveva appena avuto una discussione animata. Infatti, Beppe Palazzo, titolare della omonima ditta, aveva presentato a Riccardo un’ammonizione scritta per inadempienze sul posto di lavoro. Questa sarebbe stata la causa scatenante il tragico gesto del ragazzo che ormai da mesi aveva problemi con il datore.

Problemi nati inseguito al primo richiamo scritto presentato al ragazzo un anno fa sempre per gli stessi motivi, come dimostrano le lettere fornite agli inquirenti dallo stesso datore di lavoro: “Nonostante i continui richiami, l´insegnamento assiduo e il tentativo di inserirla positivamente nella nostra attività, lei persiste nell´interrompere continuamente il lavoro che svolge svogliatamente e senza alcun impegno, girovagando per l´azienda, distraendo e coinvolgendo il resto del personale più giovane, particolarmente quello femminile. Già in passato lei era stato diffidato, verbalmente, dall´importunare una giovane dipendente la cui condotta è irreprensibile.

Oltre al danno economico per l´azienda il suo atteggiamento denota la totale mancanza di rispetto nei confronti dei colleghi che svolgono con serietà e impegno il proprio lavoro. Non intendiamo tollerare oltre questo comportamento e nel diffidarla dal continuare in questo modo le comunichiamo sin d´ora che in nessun caso le verrà confermato il contratto di lavoro al termine del periodo di apprendistato. Persistendo il suo comportamento scorretto l´azienda risolverà unilateralmente e prima della scadenza il rapporto di lavoro instaurato con lei”.

E ancora: “Nonostante i continui richiami lei ha utilizzato oggi durante le ore di lavoro uno dei computer dell´azienda per visitare su Internet siti in buona parte di contenuto pornografico. Sono stati contati una cinquantina di collegamenti durante poche ore! La documentazione comprovante è archiviata. La invitiamo a cercarsi un´altra occupazione al più presto. Le sue pronte dimissioni saranno gradite”.

Così, stanco dei continui rimproveri, a suo pensiero ingiustificati, e del clima teso che si era creato, Riccardo quel mattino decise di firmare le proprie dimissioni. Poi, il disperato gesto, sottolineato dal messaggio inviato sul cellulare ad una collega nel quale la invitò a guardare le telecamere esterne della ditta. Gesto disperato, compiuto forse sulle orme del padre Giovanni, che nel 1997 si suicidò allo stesso modo nella stanza del Sindaco di Caltagirone perché disoccupato con prole e quattro figli; tra i quali appunto Riccardo che all’epoca aveva 9 anni.

Giovanni morì per le gravissime ustioni riportate; ustioni altrettanto gravi su oltre il 90% del corpo sono quelle che ha riportato il ventenne e che ora si trova nel reparto ustionati del Cto di Torino, lottando tra la vita e la morte. Nel frattempo, la madre cerca di capire il motivo che ha spinto suo figlio a fare un simile atto e soprattutto vuole fare chiarezza sul comportamento del datore Palazzo in quanto secondo la donna al figlio non sono mai giunte le due lettere di avvertimento.

Lui però non le ha mai ricevute. Gli è stato dato tutto insieme con le dimissioni? Voglio capire che cosa è successo – spiega la madre del ragazzo - Riccardo amava quel lavoro. Un anno fa mi ha detto che il padrone lo aveva rimproverato per aver rotto un mappamondo. Che lui aveva pagato. Voleva restare lì anche se per il clima di crescente ostilità stava cercando un altro posto. Aveva nove anni quando suo padre si è bruciato vivo per il lavoro. Ha reagito allo stesso modo. Voglio che viva e che abbia giustizia. Non può pagare per colpe che non ha”.



di Sudani Scarpini
redazione@viveremarche.it






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