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Bossi alza il dito medio contro l\'Inno di Mameli
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Domenica a Padova, durante il congresso della Liga Veneta, Umberto Bossi ha alzato il dito medio all’Inno di Mameli nel passo in cui chiede a tutt’Italia di essere “schiava di Roma”. In tutta risposta il senatur, alzando il dito: “Mai più schiavi di Roma. Toh!”. Ed i Leghisti veneti vanno in delirio.
Come prevedibile nel mondo politico è scoppiata la polemica.
Da un lato la maggioranza si mostra indulgente.
Ignazio La Russa (AN) sostiene che per chiudere il caso è necessario e sufficiente che il leader della Lega \"si scusi tranquillamente. Anche perché, la frase \"schiava di Roma\" non dice che l\'Italia è schiava di Roma ma che la vittoria, intesa nel senso militare e in riferimento all\'antico impero romano, fu schiava di Roma. Se Bossi avesse davvero voluto attaccare l\'unità nazionale, non siederei con lui in Consiglio dei ministri\".
Fabrizio Cicchitto, (Pdl) pur condannando le esternazioni di Bossi come \"atti non condivisibili che sono funzionali al rapporto con la parte estrema del suo popolo\", sottolinea come vada considerato \"il nocciolo politico del suo discorso che è quello di voler realizzare la riforma della giustizia ed il federalismo con la maggioranza e addirittura ricercando l\'intesa con l\'opposizione\".
Dall\'altro lato l\'opposizione attacca.
Dario Franceschini, (Pd): \"E\' un modo per nascondere il cedimento a Berlusconi sulla giustizia. Si è piegato alla volontà di Berlusconi che gli ha detto in modo chiaro se volete il federalismo dovete dire si alla mia riforma sulla giustizia e immunità\".
Massimo Donadi (Idv): \"Bossi deve scusarsi, le istituzioni non sono merci da barattare. Le riforme non si fanno con insulti e minacce\".
Ma non finisce qui, Mario Borghezio, alcune ore dopo rincara la dose e propone di \"Abrogare l\'orrendo Inno di Mameli. E\' più che comprensibile il senso di fastidio che Bossi, come ogni buon patriota padano, prova legittimamente nell\'ascoltare le note sgradevoli dell\'Inno di Mameli. Musicalmente orrendo, lugubre e irrispettoso nel testo che ci vorrebbe spronare ad essere ancor oggi \"schiavi di Roma\", cioè esattamente il contrario di quello che desideriamo. Sarebbe piuttosto ora, quindi, di provvedere ad abrogare questo vecchio inno in cui non si riconosce né il Nord né il Sud, che ha subìto, come e più di noi, i guasti del centralismo romano\".
Da un lato la maggioranza si mostra indulgente.
Ignazio La Russa (AN) sostiene che per chiudere il caso è necessario e sufficiente che il leader della Lega \"si scusi tranquillamente. Anche perché, la frase \"schiava di Roma\" non dice che l\'Italia è schiava di Roma ma che la vittoria, intesa nel senso militare e in riferimento all\'antico impero romano, fu schiava di Roma. Se Bossi avesse davvero voluto attaccare l\'unità nazionale, non siederei con lui in Consiglio dei ministri\".
Fabrizio Cicchitto, (Pdl) pur condannando le esternazioni di Bossi come \"atti non condivisibili che sono funzionali al rapporto con la parte estrema del suo popolo\", sottolinea come vada considerato \"il nocciolo politico del suo discorso che è quello di voler realizzare la riforma della giustizia ed il federalismo con la maggioranza e addirittura ricercando l\'intesa con l\'opposizione\".
Dall\'altro lato l\'opposizione attacca.
Dario Franceschini, (Pd): \"E\' un modo per nascondere il cedimento a Berlusconi sulla giustizia. Si è piegato alla volontà di Berlusconi che gli ha detto in modo chiaro se volete il federalismo dovete dire si alla mia riforma sulla giustizia e immunità\".
Massimo Donadi (Idv): \"Bossi deve scusarsi, le istituzioni non sono merci da barattare. Le riforme non si fanno con insulti e minacce\".
Ma non finisce qui, Mario Borghezio, alcune ore dopo rincara la dose e propone di \"Abrogare l\'orrendo Inno di Mameli. E\' più che comprensibile il senso di fastidio che Bossi, come ogni buon patriota padano, prova legittimamente nell\'ascoltare le note sgradevoli dell\'Inno di Mameli. Musicalmente orrendo, lugubre e irrispettoso nel testo che ci vorrebbe spronare ad essere ancor oggi \"schiavi di Roma\", cioè esattamente il contrario di quello che desideriamo. Sarebbe piuttosto ora, quindi, di provvedere ad abrogare questo vecchio inno in cui non si riconosce né il Nord né il Sud, che ha subìto, come e più di noi, i guasti del centralismo romano\".

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