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Obama a Berlino: ponti invece di muri

In decine di migliaia sono accorsi nel centro della capitale tedesca per ascoltare l’atteso discorso del candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, tutto dedicato a una nuova cooperazione transatlantica. Dopo Berlino, venerdì pomeriggio il tour di Obama ha toccato Parigi, e in serata Londra.
In un discorso di trenta minuti, l’unico del suo viaggio internazionale che lo ha già portato in Medio Oriente, il leader democratico ha teso la mano all’Europa, prendendo più volte le distanze dall’epoca di George W. Bush e dalle tensioni euro-americane sulla guerra in Iraq, la lotta all’inquinamento e la minaccia iraniana. Tre i temi: costruire nuovi ponti, abbattere nuovi muri, rafforzare la partnership euro-atlantica.
In realtà, fino adesso Obama non si era sprecato più di tanto: l’Europa non era stata certo uno degli argomenti chiave della sua campagna, e infatti il viaggio in Europa è servito proprio a questo: mostrare che Obama è amico della “Comunità Europea non come ‘McBush’, il repubblicano che pensa ancora di poter fare tutto da solo”.
Obama ha vinto la sua battaglia di popolarità in Europa. I francesi hanno già scelto: l’84% lo vorrebbe vedere alla Casa Bianca, secondo un sondaggio del Pew Research Center. In Germania, dove si è fermato giovedì, verrebbe scelto come presidente dall’82% dei tedeschi.
Il “voto” europeo per il candidato democratico è soprattutto negativo per la politica di Bush. All’apice della popolarità in patria, nel 2003, Bush era considerato dagli europei una minaccia per il mondo tanto forte quanto quella posta dai dittatori di Iran e Corea del Nord, secondo di dati raccolti allora da Eurobarometro.

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