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Botta e risposta tra Napolitano e La Russa su Resistenza e Repubblica di Salò

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Il ministro della Difesa, Ingnazio La Russa, nel 65° anniversario dell\'8 settembre ha voluto rendere omaggio ai soldati della Repubblica di Salò: “Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che diedero la vita per la difesa della patria”. Il primo a rispondergli è stato proprio il capo dello stato, che ribatte subito: “Simbolo della Resistenza i 600mila deportati nei campi tedeschi che rifiutarono l\'adesione alla RSI”.

Le celebrazioni di lunedì mattina a Porta San Paolo per ricordare il 65° anniversario della difesa di Roma dalle truppe di occupazione naziste, e l\'avvio della Resistenza militare e partigiana, si trasformano in una polemica politica sul fascismo fra il ministro La Russa e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, polemica che segue quella di pochi giorni fa riguardo alle dichiarazioni del sindaco della capitale Allemmanno,

La dichiarazione di La Russa che ha fatto polemica è questa: Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Rsi, soggettivamente dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli angloamericani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d\'Italia”.

Netta la replica del Capo dello Stato: “la Resistenza andrebbe forse ricordata nella sua interezza. Per questo ho parlato di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l\'adesione alla Repubblica di Salò”.

Il ministro ha negato di aver avuto dissensi con il Capo dello Stato. Ma le polemiche non sono mancate, e da più parti è venuto l’allarme che si tratti dell’ennesimo segno di revisionismo storico.