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Università: cortei e occupazioni contro la riforma Gelmini

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No alla legge 133/2008. Lo gridano gli studenti, lo ripetono ricercatori, dottorandi, assegnisti, professori. In tutta Italia. 2008 come il ’68? Le premesse ci sono tutte, visto che è in gioco il futuro di milioni di studenti e precari. Le università vogliono essere trasformate da pubbliche in fondazioni private, e la gente non ci sta.
Blocco della didattica a Firenze e Napoli, stop alle cerimonie di apertura dell\'anno accademico a Torino, volantinaggi con conseguenti ingorghi del traffico a Parma, consigli straordinari a Pisa, lezioni all\'aperto a Palermo, raccolte di firme a Roma. A Cagliari i docenti hanno consegnato le rinunce agli incarichi di presidenza, mentre negli atenei calabresi è stato proclamato lo stato di agitazione.

Il mondo dell\'istruzione mobilitato: un tam-tam che passa per le aule, tocca le famiglie, scova professori, raggiunge riunioni di Senato Accademico. E arriva fino al Quirinale. Via internet. Il ritmo è di una email ogni due-tre minuti.

Elementari, medie, accademie. La rivolta cresce. Le motivazioni della protesta sono chiare: questo governo vuole ridurre i fondi alle università di 500 milioni di euro nei prossimi tre anni, limitare il turnover al 20 per cento dei pensionamenti provocando un\'inevitabile fuga di cervelli.

Durissimo il preside di Scienze umanistiche della Sapienza di Roma, Roberto Antonelli: “Non è né una riforma né una controriforma è un omicidio che ha per vittima l\'università e la ricerca”.

Per il 30 ottobre è in programma lo sciopero unitario contro i tagli e la riforma Gelmini indetto da FlcCgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda e nella stessa giornata si terrà anche una manifestazione nazionale a Roma.

A Bologna c’è stata un’assemblea studentesca molto partecipata che ha portato all’occupazione della storica sede di Lettere in via Zamboni. Ma gli studenti non sono stati chiari negli intenti, e per ora non si è raggiunto un accordo su come condurre la protesta.