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Il mercato crocieristico cresce, nonostante la crisi

Il traffico crocieristico mondiale continua infatti a crescere vertiginosamente e tale trend sembra, vista l\'enorme quantità di transiti che si registra nei nostri porti, destinato in particolare a premiare il mercato italiano.
Il costante aumento del prodotto crociera sembra infatti non conoscere sosta e anche di fronte a una stagnazione generale del comparto turistico ha messo in archivio, secondo i dati ufficiali, 12,5 milioni di passeggeri nel 2007 (ma per alcuni il numero sarebbe da considerarsi sottostimato) e una crescita media annua del 7,4 per cento dal 1990 al 2007.
In prospettiva, le analisi di mercato, prevedono il raggiungimento di 20 milioni di crocieristi entro il 2015 e anche se l\'incidenza del mercato nord americano continua a prevalere in maniera piuttosto massiccia sui numeri globali, non va 19% del totale mondiale, si attesterebbero ora (difficile trovare in questo senso riscontri unanimi a causa anche delle difficoltà nel coordinamento delle statistiche a livello mondiale) intorno al 25%.
Naturale che in questo contesto generale il nostro paese, reciti un ruolo di primissimo piano e in effetti circa 3,5 milioni sono stati i passeggeri in transito nei nostri porti nel 2007, confermando l\'Italia come la destinazione crocieristica preferita nel Vecchio Continente.
In crescita anche i passeggeri italiani (517 mila del 2006 secondo gli ultimi dati a disposizione) ma su questo dato specifico, e a patto che l\'aggravamento della crisi finanziaria non costringa a dover ridisegnare il quadro, sono ancora enormi le potenzialità di crescita.
E\' quasi paradossale in questo senso dover annotare come l\'Italia sia appena sopra la Francia ma abbondantemente sotto molti altri paesi europei quali la Spagna, la Germania e la Gran Bretagna.
Se il momento di difficoltà generale degli ultimi anni non pare aver coinvolto il comparto crocieristico il merito sembra in gran parte risiedere nella maggior \"massificazione\" del prodotto.
Gli attori del \"business\" crociera hanno saputo infatti perfettamente adattare l\'offerta ai cambiamenti richiesti dal mercato, riuscendo ad orientare un prodotto tradizionalmente percepito come \"di lusso\" verso il mercato di massa. Gli operatori di marketing sono riusciti in effetti ad intervenire sulle leve del cosiddetto marketing mix e hanno saputo modellare un prodotto più standardizzato ma qualitativamente rivolto comunque verso l\'alto, associandolo ad un prezzo decisamente più accessibile, specialmente per il target famigliare, rispetto al passato.
Hanno capito inoltre che affinchè il pubblico potesse percepire queste modifiche era fortemente necessario rinforzare il canale di distribuzione classico costituito dalle ADV incentivandole con over commission e corsi di formazione e sono infine intervenuti infine con forti investimenti sulla promozione, con l\'obiettivo primario di far capire ai clienti che la crociera poteva essere una forma di vacanza alternativa non necessariamente più costosa e soprattutto non più \"elitaria\".
Qualche dubbio a tal proposito ci permettiamo di avanzare sul tentativo in essere, da parte di alcune compagnie di navigazione di riportare a bordo il cosiddetto \"crocierista della prima ora\" attraverso ad esempio l\'offerta di alcuni plus o addirittura di alcune ultraesclusive aree SuperVip Club ad accesso rigorosamente vietato per gli altri clienti.
Crediamo infatti che questa sorta di ritorno alla prima e seconda classe non possa più di tanto incentivare il ritorno di quella nicchia che, ormai consapevole della massificazione in corso, nel frattempo si è forse spostata su altri segmenti o magari ha mostrato la preferenza per altre tipologie di crociera (magari fluviali) più dimensionate e personalizzate.
D\'altra parte potrebbe essere in un certo senso rischiosa questa \"retrocessione\" del passeggero medio, quello che per intenderci ha fatto la fortuna del mercato negli ultimi quindici anni, e che si è in qualche modo sentito protagonista, anche nel suo mutato comportamento nel consumo della vacanza, di una sorta di riscatto economico e sociale.
Qui il discorso sconfina nettamente in un contesto sociologico le cui influenze sui delicati equilibri economici sono da anni oggetto di studi degli esperti di marketing ma risultano ad oggi piuttosto complicate da analizzare.
Il dubbio però è legittimo e l\'assoluta necessità di non compromettere la straordinaria crescita (che qualcuno ha perfino definito \"boom\"), pone il dovere di aprire alcune riflessioni solo in apparenza marginali.

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