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Carne alla diossina: dall\'Irlanda solo lo 0.3% di maiale

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Dall’Irlanda è arrivato appena lo 0,3% delle carni di maiale importate dall’Italia ed è quindi necessario evitare allarmismo preferendo le carni italiane garantite da marchi di qualità come il Gran Suino Padano (GSP) o acquistando direttamente dai moltissimi allevamenti che offrono questa opportunità.

E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allerta rapida fatta scattare dalla Commissione Europea per la carne di maiale proveniente dall’Irlanda sulla base di elaborazioni su dati Istat relativi ai primi otto mesi del 2008. Il consumo di carne di maiale e derivati è pari in Italia a 31 chili a persona e il tempestivo avvio dei controlli a livello nazionale, per bloccare partite contaminate eventualmente entrate al pari di quanto avvenuto in Francia e Belgio, è rassicurante - sostiene la Coldiretti - in un Paese come l’Italia che può contare sulla piu’ estesa rete di veterinari a livello comunitario.


Ma di fronte alle emergenze sanitarie che si rincorrono servono anche - afferma la Coldiretti - misure strutturali con un sistema di etichettatura obbligatorio che indichi la provenienza e l\'origine di tutti gli alimenti, al pari di quanto è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina dopo le emergenze aviaria e mucca pazza. Si tratta di un trasparenza per produttori e consumatori e a garanzia della sicurezza alimentare per evitare che l’allarmismo travolga in modo ingiustificato gli oltre cinquemila allevamenti nazionali che garantiscono qualità e sicurezza alimentare. Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale. Si tratta di una misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze sanitarie che si diffondono rapidamente in tutto il mondo per effetto degli scambi, come nel caso del latte alla melamina proveniente dalla Cina o l’olio di girasole dall’Ucraina.


Il pressing della Coldiretti ha portato all\'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell\'ortofrutta fresca, all\'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all\'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall\'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all\'etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell\'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa - conclude la Coldiretti - l\'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.