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Iran: Sakineh, sospesa la sentenza

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Sakineh

I primi segnali di un fermarsi a pensare arrivano: il giudice iraniano ha sospeso la sentenza per Sakineh, la donna iraniana condannata per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito.
Contemporaneamente c'è chi in America per ricordare le vittime dell' 11 settembre vuole bruciare in piazza il Corano, libro sacro dell'Islam.

Grazie alla mobilitazione prima europea di Francia e poi dell’Italia e a seguire l’intervento del presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, si mobilitano le coscienze che dicono un no secco all’esecuzione della donna in qualunque forma la pena di morte si manifesti (lapidazione o impiccagione).

L’Italia, grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, proteggerà quella donna con un forte impegno. Napoletano ha affermato infatti che la pena di morte che con molta probabilità verrà inflitta alla donna “è un atto altamente lesivo dei principi di Libertà e di difesa della vita”.

Non bisogna dimenticare che la libertà è un diritto di ogni uomo, ma soprattutto che il valore della vita umana è prezioso e non deve essere svalutato.

Ma il governo iraniano ha dichiarato attraverso il suo portavoce, il ministro degli Esteri Ramin Mehmanparast, che “l’Europa, come tutti le parti del mondo che sostengono il caso Sakineh devono capire che stanno difendendo una persona condannata per adulterio e omicidio”. “Quale Stato – ha aggiunto il portavoce iraniano – liberebbe i propri condannati?”.

Ancora una provocazione da parte del governo iraniano a tutta Europa, anzi al mondo. Nonostante il giudice iraniano abbia sospeso la sentenza, ciò non significa che Sakineh sia salva, ma una pausa. Una pausa che potrebbe volgersi a favore di chi ha a cuore la vita di Sakineh o di chi invece desidera che quella donna, ormai simbolo di scandalo per i musulmani di tutto il mondo, venga brutalmente eliminata dalla società poiché non più meritevole di vivere.

Confidiamo in coloro che si sono attivati: dai politici europei alle celebrità. Ma oltre alle proteste contro il governo iraniano per quello che ormai è diventato un caso mondiale, quello di Sakineh, c’è chi propone dall’America un anti-11 settembre ovvero il “Burn a Koran day” (bruciare il corano in piazza). Ed a proporre questo rogo è un uomo di fede, il pastore Terry Jones, che vorrebbe ricordare così le vittime di quel terribile attentato al cuore dell’America. Ma le risposte della Casa Bianca e del Vaticano non si sono fatte attendere: “no al rogo del corano, è un insulto alla religione”.



di Laura Rotoloni
vivere.biz/laurarotoloni






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