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Mostra del Cinema di Venezia, al via il toto-vincitore

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Sembra tornare il bel tempo sulla Mostra del Cinema di Venezia, mentre in coda, fuori dalle Sale, si fa più vivace il cicaleggio circa le previsioni del vincitore e mai come quest’anno si attende il verdetto della Giuria per spettegolare sul peso avuto dalla presidenza di Tarantino. Intanto, la giuria della selezione “Controcampo Italiano” ha assegnato il suo favore al film 20 SIGARETTE di Aureliano Amadei.

Ad iniziare la teoria delle visioni giornaliere è stata la pellicola in concorso. 13 ASSASSINS di Takashi Miike. Il prolifico regista giapponese (al suo attivo più di 80 pellicole a cavallo di generi diversi), quest’anno molto presente in Mostra, regala al pubblico un classico film di samurai dal ritmo lento e pensoso nella prima parte, piuttosto concitato nella seconda, laddove si costruisce una delle scene più belle di battaglia corpo a corpo, fra quelle viste nelle produzioni degli ultimi anni. Applausi a scena aperta, in sala, e accoglienza più che positiva alle due proiezioni previste. Delude, invece, l’ atteso film di Saverio Costanzo, LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI (dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano, qui anche in veste di co-sceneggiatore). Il pur bravo autore di “In memoria di me” sembra faticare nel maneggiare con prudenza il materiale di partenza. Sospensioni, dilatazioni, rarefazioni ed improvvise ellissi temporali non permettono allo spettatore di gustare i risvolti del semplice racconto e i personaggi appaiono appena abbozzati, quel tanto per suggerirne le caratteristiche principali.

Molto inquietante e straniante il commento sonoro a cura di Mike Patton. Al termine della proiezione riservata a stampa ed accrediti professionali, non sono mancate plateali manifestazioni di dissenso. Sempre in concorso, ROAD TO NOWHERE, di Monte Hellman (regista discontinuo piuttosto attivo negli anni ’60, poi scomparso fino ai primi anni del 2000). Il film racconta la storia di un regista ossessionato da una vicenda drammatica reale da cui vorrebbe trarre il soggetto per un film e, successivamente, dall’ attrice scelta per interpretarlo. La pellicola è un gioco di scatole cinesi (un film su un film su un film…) solo a tratti ben realizzato a causa di una sceneggiatura intricata e ad alcuni incastri non sempre risolti. Tuttavia si apprezza la fantasia nel perseguire un plot così intricato ed un buon occhio per la scelta degli attori.

Ultima visione della giornata: COGUNLUK di Seren Yuce. Laureato in archeologia ad Ankara e solo successivamente approdato alla produzione televisiva come assistente alla regia, il giovane regista di Istambul racconta i pregiudizi culturali, la visione maschilista della società e la scarsa considerazione delle figure femminili, nella Turchia che si apre all’Europa. Appena venato di ironia nella costruzione del personaggio maschile, il film nasconde una visione molto pessimistica del presente senza negare una minima possibilità alla speranza, che si manifesta nella rottura degli schemi. Una buona prova.

Per ulteriori informazioni ed aggiornamenti: http://www.sentieridicinema. it/venezia/venezia_dett.asp?id=198&id_r=21



da Sentieri di Cinema
www.sentieridicinema.it





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