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Il cardinal Bagnasco bacchetta i politici italiani

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Nel corso della prolusione svolta a Roma, il Presidente della CEI ha toccato i temi della crisi economica, dei cattolici in politica, della nuova evangelizzazione e della necessità di un rinnovato entusiasmo sacerdotale.

In merito alla situazione del Paese e del popolo italiano, il Cardinale Bagnasco ha respinto l’influsso di una “corrente di drammatizzazione mediatica, che sembra dedita alla rappresentazione di un Paese ciclicamente depresso” perchè “finisce per condizionare l’umore generale e la considerazione di sé.
Dovremmo invece
– ha sottolineato - essere stabilmente capaci della giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente così come si è ogni giorno dedicati al lavoro che dà sostentamento alla propria famiglia”.

Il Paese – ha aggiunto - non può attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull’efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane”.Tuttavia, ha anche denunciato che “se si ritardano le decisioni vitali, se non si accoglie integralmente la vita, se si rinviano senza giusto motivo scadenze di ordinamento, se si contribuisce ad apparati ridondanti, se si lasciano in vigore norme non solo superate ma dannose, se si eludono con malizia i sistemi di controllo, se si falcidia con mezzi impropri il concorrente, se non si pagano le tasse, se si disprezza il merito… si è nel torto, si cade nell’ingiustizia”.

Ma lo scopo di ogni partecipazione politica – ha continuato il porporato – è proprio la giustizia, e per questo occorre produrre lo sforzo necessario – cui la Chiesa non mancherà moralmente di contribuire – per superare la logica del favoritismo, della non trasparenza, del tornaconto”.
Per questi motivi, l’Arcivescovo di Genova ha lanciato un appello “come Vescovi, - ha detto - sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perché si sappiano coinvolgere i giovani, pur se ciò significa circoscrivere ambizioni di chi già vi opera.
Ai cattolici con doti di mente e di cuore
– ha continuato - diciamo di buttarsi nell’agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica”.

Dopo aver precisato di lasciare ai competenti il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza, il presidente della CEI ha rilevato che ai Vescovi tocca segnalare come “una ‘città' la si costruisca tutti insieme, dall’alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito”.

Il Cardinale Bagnasco ha concluso affermando che il cuore, il motore di quanto la CEI propone è “l’ideale del bene comune”, ed ha ricordato un sogno affinché “possa sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fatto importante e decisivo, che credono fermamente nella politica come forma di carità autentica perché volta a segnare il destino di tutti”.



di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org





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