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Allarme diossina: controlli a tappeto

L'allarme diossina partito dalle uova tedesche, si è esteso anche al latte e alle carni di pollo, suino e bovino perché la sostanza nociva era nei mangimi. Le uova probabilmente rappresentano il problema meno serio.
Continua l’allerta per il «male tedesco» che contamina polli e maiali d’Europa. Su richiesta della Commissione Ue la Germania è stata invitata martedì a Bruxelles per «fare il punto» tecnico sulla diffusione della diossina nel mangime per animali, circostanza che minaccia la salute di chi consuma uova e carne di porco.
Il latte tedesco entra in Italia anche in polvere, come formaggio lavorato o da lavorare, come caseina. La quantità è imponente: 41 milioni di quintali di prodotto nelle sue varie forme attraversano ogni anno le frontiere, prevalentemente il Brennero, a bordo di tir che concludono i loro viaggi in tutte le regioni.
Non sono molte le uova che importiamo ogni anno dalla Germania (27mila quintali) e poi sono commercializzate con un sistema di tracciabilità molto stringente, con tutti i dati scritti sopra il guscio. Anche per il pollo e il manzo basta guardare la confezione in cui vengono venduti per ricostruire dove ogni animale è stato allevato e macellato. Non ci sono informazioni, invece, per quanto riguarda i suini, e nel nostro paese di quelli tedeschi ne entrano tantissimi.
Sinora Berlino ha chiuso 4.700 allevamenti di polli e suini, certificando 527 tonnellate di mangime inquinato e denunciando l’export avvenuto verso l’Olanda di 136mila uova a rischio. Una parte di queste, è finita nel Regno Unito e trasformata in quiche e simili, subito ritirate dai supermercati.
Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, spiega che oltre alle uova anche latticini e carni possono essere contaminati dalla diossina tedesca ma per ora non risultano essere arrivate in Italia partite sospette.

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