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comunicato stampa
Cronista condannata per non aver rivelato la fonte, Odg: 'Non tutelata dal segreto professionale'

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La giornalista pubblicista Giulia Martorana, 51 anni, è stata condannata dal giudice monocratico di Enna a 20 giorni di carcere, pena sospesa, per favoreggiamento nei confronti di persona che ha violato il segreto d'ufficio. La cronista, che collabora con l'agenzia di stampa Agi e col quotidiano La Sicilia, aveva scritto articoli su una vicenda di violenze sessuali su due sorelline minorenni, nel 2008, ipotizzando che oltre a un indagato arrestato vi fossero altri indagati.

Il Pubblico ministero voleva sapere chi le avesse detto che vi erano altre persone coinvolte nell'indagine. Martorana sarebbe stata condannata in quanto pubblicista e non giornalista professionista e quindi tenuta a rivelare la fonte. Martorana è indagata in un altro procedimento con la stessa ipotesi di reato. “Non è nel mio stile - dice Martorana - andare contro la Magistratura. Il giudice ha applicato seppure rigidamente una norma. È quest'ultima che andrebbe cambiata e che non tutela i tanti pubblicisti che sono alla base dell'informazione in Italia in quanto impegnati in quotidiani, radio e tv come collaboratori in realtà spesso difficili”.(Ansa).

Il giudice era tenuto ad applicare la giurisprudenza di Strasburgo, che tutela il segreto di tutti i giornalisti (professionisti e pubblicisti). La Convenzione europea dei diritti dell’Uomo è nella Costituzione Ue.

La solidarietà della Fnsi

“La Fnsi e l'Associazione siciliana della stampa profondamente preoccupati e rammaricati giudicano ingiusta e incomprensibile la condanna a 20 giorni di carcere della cronista Giulia Martorana, riconosciuta colpevole di avere dato una notizia vera e di avere rispettato le regole deontologiche della professione, rifiutando correttamente di rivelare la fonte della notizia stessa”.

Lo dice una nota del Sindacato dei giornalisti. “La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Enna - continua la nota - ripropone con forza il problema del doppio binario della professione giornalistica e della divisione, ormai anacronista, dei giornalisti tra professionisti e pubblicisti. Negare ai giornalisti pubblicisti le tutele deontologiche della professione mette in serio pericolo la libertà di informazione e il diritto costituzionale dei cittadini di essere correttamente informati. Il Sindacato dei giornalisti sosterrà la collega Martorana in tutte le sedi per confermare e dimostrare la correttezza del suo serio comportamento e il totale rispetto delle regole e delle norme professionali e deontologiche, sollevando, tramite i propri legali, anche la questione di legittimità costituzionale di una legge che appare fuori dal tempo e dalla logica”.

“Auspichiamo - conclude la nota - che in sede di Appello i giudici vogliano tenere conto di queste evidenti ragioni, evitando le imposizioni e le restrizioni che svilirebbero lo svolgimento del già difficile mestiere di cronista specie nelle zone ad alta densità mafiosa e criminale. Al tempo stesso questa dolorosa e incomprensibile vicenda ripropone con forza il problema di una urgente e non più rinviabile riforma della legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti che oggi non è più in grado di rappresentare correttamente la realtà della professione”. (Ansa)



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