articolo
Ocse: italiane più di metà delle città europee più inquinate

E' quanto emerge dal Rapporto Ocse 2013 sulle performance ambientali italiane presentato venerdì a Roma. Nel Belpaese, a differenza di molti altri paesi dell'Ocse, la quantità dei rifiuti urbani prodotti è cresciuta più rapidamente del Pil, circa il 45% tra il 2000 e il 2010. Nel decennio considerato, "sebbene la raccolta differenziata dei rifiuti sia aumentata passando dal 15 al 34% - rileva l'Ocse - si registrano notevoli differenze tra Nord e Sud".
"Circa 15mila discariche, molte delle quali illegali, sono all'origine di fenomeni di contaminazione del suolo". Inoltre "le infrastrutture idriche stanno diventando obsolete e numerose falde acquifere sono inquinate o sovrautilizzate". Sono solo alcune delle criticità evidenziate nel rapporto con cui l'Ocse sostanzialmente boccia l'Italia dell'ambiente. Le accuse dell'organizzazione: un peso della burocrazia sproporzionato, un regime fiscale pesante e incapace di scoraggiare gli inquinatori, la sottovalutazione della green economy, il dimezzamento in 5 anni dei fondi all'Ambiente.
"All’ambiente è stata assegnata una priorità relativamente bassa nella maggior parte dell’ultimo decennio", si legge nel rapporto Ocse. "Di conseguenza, la politica ambientale italiana è stata caratterizzata da frammentazione e la sua formulazione è stata dettata soprattutto dall’emergenza, con un orizzonte temporale di breve termine". L'Italia ha tuttavia compiuto alcuni passi in avanti: "Ha lanciato - rileva l'Ocse - una serie di iniziative volte a migliorare la gestione delle risorse naturali e a ridurre l'intensità energetica". Il rafforzamento della legislazione e delle politiche ambientali, poi, "ha consentito di ridurre l'inquinamento dell'aria e delle acque superficiali, e di migliorare la gestione dei rifiuti e la protezione della biodiversità".
La green economy ha rappresentato una spinta vitale che ha contenuto il peso della crisi economica e ha permesso di abbattere le emissioni serra del 9% tra il 2000 e il 2010, ma è stata mortificata dalla mancanza di capacità di programmazione e di certezze delle regole. In particolare nel campo dell’energia rinnovabile ci sono stati investimenti pari a 21 miliardi di euro nel 2011, con un aumento del 43% rispetto all’anno precedente, grazie anche agli incentivi.
"Nel complesso - si legge ancora nel Rapporto - nel 2010 le energie rinnovabili hanno rappresentato circa il 10% del consumo finale lordo di energia, in aumento rispetto al 2005 (meno del 5%). L’Italia potrà quindi raggiungere l’obiettivo del 17% di energie rinnovabili sul consumo finale lordo di energia fissato per il 2020."

SHORT LINK:
https://vivere.me/Kob