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I maro' restano in Italia. L'India: li dobbiamo processare noi

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I marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno ritorno in India ma resteranno in Italia.

Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "L'Italia ha informato il Governo indiano che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso", si legge in una nota diffusa dalla Farnesina.

I due militari italiani sono sotto accusa in India per aver ucciso due pescatori locali al largo delle coste del Kerala, mentre erano in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. Latorre e Girone erano rientrati in Italia il 23 febbraio scorso per poter votare alle elezioni politiche, grazie al permesso - il secondo - concesso dalle autorità di Nuova Delhi. "L'Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull'India in virtù del diritto consuetudinario e pattizio - spiega la Farnesina nella nota - in particolare il principio dell'immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982".

La Farnesina ricorda inoltre che "all'indomani della sentenza del 18 gennaio 2013 della Corte Suprema indiana l'Italia ha proposto formalmente al governo di New Delhi l'avvio di un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso". "Alla luce della mancata risposta dell'India - continua la nota - alla richiesta italiana di attivare tali forme di cooperazione, il governo italiano ritiene che sussista una controversia con l'India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta convenzione e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda". "I due marò italiani devono essere processati in India secondo le leggi indiane", ha invece commentato una fonte diplomatica indiana all'Onu.



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