Mappato in Italia il genoma del pesco

Tale risultato scientifico, oltre l'importanza per la ricerca condotta, è rilevante anche per il tipo di coordinamento internazionale guidato dall'Italia che ha messo insieme un team di 53 scienziati provenienti da oltre 20 istituzioni e molti paesi come Usa, Chile, Spagna e Francia.
Il progetto è partito in Italia nel 2005 con il nome DRUPOMICS, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e ha avuto ulteriore spinta nel 2008 con l'ingresso degli Usa.
A coordinare i lavori i ricercatori: Michele Morgante dell’Istituto di Genomica Applicata e dell’Università di Udine, Ignazio Verde del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura – Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, Francesco Salamini del Parco Tecnologico Padano di Lodi, Albert Abbott della Clemson University e Daniel Rokhsar e Jeremy Schumtz del DOE Joint Genome Institute in California.
La sequenza ottenuta è di alta qualità, infatti il 99,3% di essa è posizionata sui cromosomi della specie, risultato reso possibile dalle moderne procedure di sequenziamento messe in campo dall' IPGI.
Ad essere mappati sono stati 27.852 geni tra i 230 milioni di nucleotidi (1/3 di quelli del melo e 1/13 di quello dell’uomo) tra i quali i ricercatori hanno individuato 672 geni correlati sia alla forma della pianta e del frutto che ai caratteri come maturazione, aroma e contenuto zuccherino, consentendo di analizzare la storia evolutiva del pesco e non solo. Importanti risultati sono stati ottenuti anche per comprendere la reazione della pianta alle malattie e ai fattori climatici oggi in mutazione.
I risultati ottenuti potranno portare ad una selezione specifica delle piante, preferendo quelle più resistenti ai cambiamenti climatici e ai parassiti e quelle con le qualità nutrizionali migliori per l'alimentazione umana.

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