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Elezione del Presidente della Repubblica: niente di fatto nelle prime due votazioni

Nella prima votazione il senatore Pd Franco Marini si è fermato a 521 preferenze, ben lontano dai 672 necessari. L'ex presidente del Senato, candidato del Pd, aveva ottenuto l'appoggio di Pdl, Lega e Scelta Civica. Ma molti franchi tiratori ne hanno impedito l'elezione. Il candidato del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà, ha infatti incassato 240 voti, ben più di quelli a disposizione degli elettori grillini. Segno che Sel e una fetta del Partito Democratico, renziani ma non solo, hanno scelto di non approvare l'accordo Pd-Pdl.
Dopo il flop nella prima tornata, con la spaccatura interna al Pd, la candidatura di Marini viene di fatto archiviata. Ne prende atto Pierluigi Bersani, che parla di una "fase nuova". "Tocca al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell'assemblea dei nostri grandi elettori", ha spiegato il segretario del Pd. Annunciando che gli elettori di pd, pdl e scelta civica voteranno scheda bianca alla seconda e terza votazione. Nel secondo scrutinio, al pomeriggio, va tutto come previsto: oltre 410 schede bianche, molte disperse tra candidati vari e fantasioni, e Rodotà fermo a 230.
L'attenzione di tutti è ora rivolta alla quarta votazione, quando non sarà più necessaria la maggioranza dei due terzi dei grandi elettori, ma solo quella assoluta, con il quorum che scenderà da 672 a quota 504. Con il quorum ridotto, potrebbero prendere quota le ipotesi alternative di Romano Prodi, Anna Finocchiaro e Massimo D'Alema.
Il Pd intanto prende tempo, ed ha chiesto uno slittamento di qualche ora della quarta votazione, prevista per venerdì pomeriggio. Bersani starebbe pensando a una sorta di primarie per scegliere un nome da presentare in aula. Il Pdl invece vuole mantenere l'intesa con il Pd e riproporre la candidatura di Marini.

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