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Lampedusa: arrestato scafista somalo, stupri e violenze sui migranti

L'uomo, un somalo di 24 anni, è stato arrestato dagli uomini delle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo di Roma, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Lo scafista, ora rinchiuso nel carcere di Agrigento, è accusato di sequestro di persona, tratta di esseri umani, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza sessuale.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il somalo, membro di un gruppo di miliziani armati, era arrivato a Lampedusa lo scorso 25 ottobre a bordo di un barcone con circa 90 migranti. I superstiti del naufragio, in cui morirono 366 persone, lo hanno subito riconosciuto e hanno tentato di aggredirlo, ma sono stati fermati dai responsabili del centro di accoglienza. E' grazie al racconto dei naufraghi superstiti, tutti eritrei, che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l'intera vicenda, gli orrori e le violenze del viaggio di centinaia di migranti dall'Eritrea all'Italia, passando per la Libia.
In base ai racconti dei superstiti, i profughi sono stati intercettati nel deserto al confine tra Sudan e Libia da un gruppo di somali armati. Sotto la minaccia delle armi, sono stati portati in una specie di campo di detenzione, dove sono stati picchiati e tenuti segregati per circa un mese. Qui venivano costretti a contattare i familiari all'estero e a far versare su dei conti correnti circa 3mila euro a persona. Le donne venivano regolarmente malmenate e stuprate dai "carcerieri" somali, e poi "date in dono" ai miliziani libici. Una volta ottenuto il riscatto, la banda trasferiva i profughi sulla costa libica, dove organizzavano le traversate verso la Sicilia, dietro pagamento di altro denaro (circa 1.000, 1.500 dollari) per il "biglietto".

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