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Cassazione: sì al referendum contro il taglio dei tribunali, no ai quesiti anti-casta e sul lavoro

I due quesiti sono stati bocciati dall'Ufficio referendum della Cassazione, presieduto dal "giudice ammazza-sentenze" Corrado Carnevale, perchè depositati nel semestre successivo alla proclamazione dei comizi elettorali, periodo in cui la legge non ne consente la presentazione.
Il quesito anti-casta, promosso dall'Unione popolare, si proponeva di abrogare l’articolo 2 della legge 1261 del 1965, che disclipina l'indennità (diaria e spese di soggorno a Roma) dei parlamentari. I referendum sul lavoro, presentati da Idv, Rifondazione Comunista e Verdi, proponevano l’abrogazione delle modifiche all’articolo 18 introdotte con la riforma Fornero e la cancellazione dell’articolo 8 del decreto legge Sacconi che aveva introdotto la possibilità di derogare le norme dei contratti nazionali con accordi aziendali e territoriali.
La Cassazione ha dichiarato invece ammissibili i quesiti referendari relativi ai tagli dei tribunali, presentato da nove Consigli regionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia). La riforma della geografia giudiziaria aveva previsto la riduzione e l’accorpamento di 37 tribunali (sui 165 esistenti), di 38 procure e la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale.

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