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Kiev: infuria la battaglia, decine di vittime

2' di lettura 2010

Scontri a Kiev
A Kiev è ormai guerra civile.

La tregua annunciata mercoledì dal presidente Viktor Yanukovich è durata poche ore, e già dalla mattina sono ripresi gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. Il ministero dell'Interno ucraino Vitaly Zacharenko ha autorizzato le forze di polizia ad aprire il fuoco contro gli oppositori "per autodifesa". La capitale ucraina è nel caos: i palazzi che ospitano Parlamento e Governo sono stati evacuati per ragioni di sicurezza. Le autorità hanno invitato i cittadini a non uscire di casa. Piazza Maidan, centro della protesta filo-europea e anti-governativa, è un campo di battaglia. Testimoni hanno raccontato di aver visto cecchini appostati sui tetti sparare sui manifestanti.

Il bilancio degli scontri è drammatico: secondo quanto riferito alla Cnn dal capo dei servizi medici dell'opposizione le vittime sarebbero almeno 100, 500 i feriti. Decine di poliziotti, 67 secondo il ministero dell'Interno, sono stati fatti prigionieri dagli insorti e tenuti come ostaggi in un edificio occupato. Il sindaco di Kiev si è dimesso dal Partito delle Regioni di Yanukovich per protestare contro "il bagno di sangue" in corso.

Con il crescendo delle violenze, aumenta il pressing delle diplomazie occidentali sul presidente Yanukovich. Dura la presa di posizione della Nato: "Invito fortemente il governo ucraino ad astenersi da ulteriore violenza. Se i militari interverranno contro l’opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati", ha detto in una nota il segretario generale Rasmussen. Analoga la posizione degli Usa: gli Stati Uniti sono "indignati dalle immagini delle forze di sicurezza ucraine che usano armi automatiche contro il loro stesso popolo", ha affermato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, sottolineando che "l'uso della forza non risolverà la crisi".

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha telefonato al presidente ucraino invitandolo a sospendere immediatamente le violenze e ad accettare la mediazione dell'Unione Europea per la soluzione della crisi. Mentre Mosca va nella direzione opposta. La Russia non intende cancellare il prestito e la cooperazione con l'Ucraina, ma "perché questo avvenga ci devono essere autorità legittime e in grado di agire, non autorità su cui qualcuno possa pulirsi i piedi", ha affermato il primo ministro russo Dmitri Medvedev.



di Marco Vitaloni
vivere.biz/marcovitaloni






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