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Expo: corruzione, l'ex manager Acerbo patteggia pena a tre anni

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Antonio Acerbo
L’ex sub-commissario di Expo e responsabile del padiglione Italia, Antonio Acerbo, arrestato lo scorso ottobre per corruzione e turbativa d’asta, ha patteggiato la pena a tre anni di carcere.

La richiesta, che prevede anche un risarcimento di 100mila euro a favore della società, è stata accolta dal gup di Milano Ambrogio Moccia. Il manager torna quindi in libertà (era agli arresti domiciliari). Accolti anche i patteggiamenti di Giandomenico Maltauro, consulente della Maltauro spa, a due anni e sei mesi con un risarcimento di 50mila euro, e di Andrea Castellotti, dirigente della Tagliabue spa, a due anni con pena sospesa.

Secondo gli inquirenti Acerbo avrebbe fatto vincere nel luglio 2013 la gara per l'appalto sulle Vie d'acqua sud, del valore di 42,5 milioni di euro, a un'associazione temporanea di imprese guidata dalla Maltauro e di cui faceva parte anche la Tagliabue. In cambio avrebbe ottenuto per il figlio Livio, accusato di riciclaggio e concorso in corruzione in un filone dell'inchiesta Expo ancora aperto, due contratti di consulenza fittizi da 36mila e 150 mila euro. Le indagini hanno permesso di appurare che l'ex commissario di Expo avrebbe, sette mesi prima della gara, consegnato ai due imprenditori una chiavetta usb contenente tutti gli atti riservati relativi all'appalto.

Antonio Acerbo è inoltre indagato per turbativa d'asta nell'inchiesta fiorentina sulle grandi opere.



di Marco Vitaloni
vivere.biz/marcovitaloni






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