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Approvata in via definitiva la riforma costituzionale

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Parlamento Italiano
La Camera ha approvato in via definitiva, con 367 voti a favore e 7 contrari, il disegno di legge Boschi sulla riforma della Costituzione.

Le opposizioni non hanno partecipato al voto: i deputati di Forza Italia, Lega Nord, Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana sono usciti dall'aula dopo le dichiarazioni di voto. Dopo due anni e sei passaggi parlamentari arriva quindi il via libera finale alle riforme costituzionali. Il prossimo ottobre si terrà poi il referendum confermativo.

Il ddl Boschi va a modificare la riforma del Titolo V della Costituzione del marzo 2001, che aveva introdotto il federalismo. La riforma prevede l'abolizione definitiva delle province, il ritorno in capo alla Stato di alcune competenze divise con le Regioni e il superamento del bicameralismo perfetto.

La Camera dei deputati diventerà l'unica assemblea eletta dai cittadini che dovrà approvare le leggi ordinarie e votare la fiducia al governo. Il numero dei deputati rimarrà lo stesso: 630. Il Senato diventerà un organo rappresentativo delle autonomie regionali con meno poteri legislativi. Il Senato potrà solo esprimere pareri e proporre modifiche sulle leggi in discussione alla Camera, ma continuerà a partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte costituzionale.

L'organo sarà composto da 100 senatori non eletti dai cittadini: 95 scelti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri) e 5 nominati dal Capo dello Stato, che resteranno in carica per 7 anni. Gli attuali 6 senatori a vita rimarranno al loro posto. I senatori non riceveranno più lo stipendio dal Senato, ma godranno dell'immunità parlamentare.

La riforma prevede inoltre l'abolizione definitiva delle province e la soppressione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel). Diverse materie, tra cui ambiente, trasporti ed energia, torneranno di esclusiva competenza dello Stato. Cambia anche l'elezione del Presidente della Repubblica, a cui non parteciperanno più i delegati regionali, ma solo le camere in seduta comune. La maggioranza dei due terzi sarà necessaria solo per i primi tre scrutini: dal quarto si passa ai tre quinti.

La riforma inoltre introduce l'istituto del referendum propositivo, le cui modalità di attuazione verranno stabilite da una futura legge ordinaria. Scende inoltre il quorum per i referendum sui quali sono state raccolte 800mila firme invece che 500mila: per renderlo effettivo basterà che vadano a votare il 50% dei votanti alle ultime elezioni politiche, anzichè il 50% degli aventi diritto. Infine salgono da 50mila a 150mila le firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.



di Marco Vitaloni
vivere.biz/marcovitaloni