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Non assunta per il velo: giudice, 'E' discrminazione'
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La Corte d’appello di Milano ha dichiarato "discriminatorio" il comportamento di un’azienda di ricerca del personale che, dovendo selezionare ragazze addette al volantinaggio per una fiera di scarpe a Milano di due giorni, aveva rifiutato di inserire nella selezione una lavoratrice italiana di origine egiziana e di fede musulmana a causa del suo rifiuto di togliere il velo.
I giudici hanno ribaltato la sentenza di primo grado del Tribunale di Lodi e condannato la società a risarcire la giovane. Risarcito anche il danno non patrimoniale "in misura di 500 euro". La società aveva preso la decisione pensando che i clienti non sarebbero mai stati così flessibili, ma il rifiuto ha fatto sentire la giovane discriminata.
La difesa della lavoratrice affermava che "quando un requisito coinvolge il fattore religioso gode di una particolare tutela: può essere inserito dell’azienda come condizione di assunzione solo quando sia essenziale alla prestazione lavorativa e il sacrificio imposto alla lavoratrice sia proporzionato all’interesse perseguito dall’azienda".

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