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Mafia Capitale, chieste 116 archiviazioni

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Nicola Zingaretti
La Procura di Roma ha chiesto al gip l'archiviazione per 116 persone indagate a vario titolo nell'ambito dell'inchiesta su "Mafia Capitale".

Si tratta in gran parte di politici, amministratori e imprenditori tirati in ballo dall'ex ras delle coop Salvatore Buzzi durante gli interrogatori resi in carcere nell'estate 2015. Fra questi ci sono diverse persone non raggiunte ufficialmente da avviso di garanzia, come il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, sotto inchiesta per due episodi di corruzione e uno di turbativa d'asta, il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori, indagato per turbativa d'asta, e il parlamentare ex An (ora nel gruppo Misto) Vincenzo Piso, accusato di finanziamento illecito.

Chiesta l'archiviazione anche per Alessandro Cochi, consigliere comunale con delega per lo sport nell'amministrazione Alemanno (turbativa d’asta) e per gli imprenditori Luca Parnasi (corruzione) e Gennaro Mokbel (riciclaggio). Diverse richieste riguardano l'accusa di associazione di stampo mafiosa (416 bis), che era stata contestata all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, a Riccardo Mancini e Antonio Lucarelli, stretti collaboratori di Alemanno, agli avvocati Paolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, e a Ernesto Diotallevi, personaggio in passato vicino alla Banda della Magliana.

Alemanno è comunque attualmente sotto processo per corruzione e finanziamento illecito. Chiesta l'archiviazione anche per due reati (riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata a rapine di finanziamento di azioni eversive) contestati all'ex terrorista nero Massimo Carminati, considerato il capo dell'associazione criminale di Mafia Capitale.

Gran parte delle richieste di archiviazione, sulle quali dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane il giudice Flavia Costantini, non riguarda l'impianto accusatorio iniziale della Procura, ma deriva dalle dichiarazioni di Buzzi rese nei mesi passati, sulle quali i magistrati non hanno trovato riscontri. "Le dichiarazioni di Salvatore Buzzi sono apparse sospette e ancorate a una precisa strategia difensiva, proiettata a dimostrare la propria estraneità all’associazione di tipo mafioso contestatagli e ad accreditarsi davanti agli inquirenti quale collaboratore dell’autorità giudiziaria", scrivono i pm.



di Marco Vitaloni
vivere.biz/marcovitaloni






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