intervista
NeroGiardini cresce e continua a investire nell’internazionalizzazione. Bracalente: “L’Italia? Moda, turismo e agroalimentare i settori di punta. Crediamoci”

“In Russia e in Belgio, a cui si è aggiunta l’Olanda, siamo presenti da dieci anni e i risultati delle vendite ci danno ragione: siamo tra i primi marchi della calzatura. La costante crescita della nostra struttura commerciale, con l’inserimento di giovani agenti molto preparati, permette di espanderci in maniera capillare. In Germania, Francia e Spagna stiamo portando avanti importanti campagne di vendita, grazie a collezioni mirate per il mercato estero, alla qualità del servizio e alla massiccia campagna di comunicazione. Non da meno l’Austria, la Svizzera, l’Inghilterra, la Scandinavia e i Paesi balcanici. Stiamo replicando in Europa lo stesso modello vincente proposto in Italia. Nel 2016 la quota export è salita al 23% del fatturato”.
Bracalente, come sono andate le vendite relative alla stagione Autunno Inverno 2016-2017?
“Per quanto riguarda NeroGiardini, le vendite nei negozi e negli shop in shop delle collezioni Autunno Inverno sono in linea con quelle dell’anno precedente con un pareggio nel fatturato, ma si registra un incremento di redditività del 2-3% e di sell-out nell’ordine del 4-5%. Questo risultato è il frutto di strategie mirate. La scelta, fatta nel 2012, di entrare nella grande distribuzione si è rivelata vincente. Da quando abbiamo deciso di puntare sull’internazionalizzazione, stiamo riscuotendo un buon successo: ci sono ottime prospettive di entrare da protagonisti anche nel mercato europeo”.
Perché NeroGiardini ha deciso di non partecipare al recente Micam?
“Per noi è stata la prima stagione senza Micam, una decisione strategica presa dall’azienda per valorizzare sempre di più il marchio e sfruttare i nostri showroom nel palazzo di proprietà in Corso Venezia a Milano dove, negli stessi giorni della fiera, abbiamo incontrato i nostri clienti e buyer. Ed è stata un’ottima scelta: i clienti sono rimasti entusiasti della qualità del lavoro, non a caso gli ordini per ciascun cliente sono aumentati dal 30 al 100%. Abbiamo ricevuto elogi da parte degli stessi clienti. Di sicuro continueremo su questa strada. E i soldi che investivamo nel Micam saranno destinati per altri progetti aziendali legati sempre all’internazionalizzazione”.
Sappiamo che, nonostante i tanti impegni, segue personalmente le linee moda delle sue collezioni: quali le tendenze per l’Autunno Inverno 2017-2018?
“Seguiamo molto le esigenze del mercato. NeroGiardini ha rinnovato tutte le tipologie di prodotto che hanno funzionato la stagione precedente, seguendo le nuove tendenze di materiali e colori; inoltre, all’interno della nostra collezione presentiamo anche diverse novità, frutto della ricerca e del nostro know-how. I tronchetti su plateau e i modelli all’inglese stanno andando alla grande. Ottimo successo anche per la linea Glamour”.
Cosa pensa di Trump e delle sue scelte economiche che sembrerebbero tendere a un forte ridimensionamento della globalizzazione?
“A mio avviso Trump sta facendo le scelte giuste per gli Stati Uniti. La sua politica economica è chiara: le aziende statunitensi che vogliono delocalizzare, sono libere di farlo; ma quando i loro prodotti, realizzati nei Paesi a basso costo di manodopera, rientrano negli Stati Uniti, vengono tassati. E i soldi incassati vanno a garantire sussidi economici a beneficio di quei dipendenti che sono stati licenziati proprio a causa della delocalizzazione. La verità è che negli anni c’è stata una globalizzazione selvaggia, senza rispetto delle regole. Trump lo ha capito e si muove di conseguenza. Tra l’altro, i dazi sono già presenti in vari Stati. Con la fuga delle aziende, l’Occidente si sta impoverendo. E al tempo stesso, visti i salari, non ci sarà mai la crescita economica dei Paesi dove si produce a basso costo. Chi trae beneficio da questa situazione? I manager e le grandi multinazionali. Ecco perché mi sento di dire, da un mio personale punto di vista, che le scelte di Trump in campo economico e del lavoro sono giuste. Noi su questo fronte abbiamo sempre avuto le idee chiare. La NeroGiardini a fine anni Novanta non ha delocalizzato. Siamo rimasti in Italia, organizzando l’azienda e dimostrando che si può continuare a produrre nel distretto calzaturiero marchigiano”.
Quali potrebbero essere i contraccolpi o i vantaggi delle politiche protezionistiche nel neo eletto Presidente degli Stati Uniti sull’export manifatturiero italiano?
“Credo che i Paesi occidentali non avranno ripercussioni. Semmai i problemi potrebbero averne Cina, India, Messico, dove si produce a basso costo. I dazi di Trump andranno a colpire lì principalmente. Noi, rispetto a questi Paesi, abbiamo un grande vantaggio: il made in Italy. Non dimentichiamo che è il terzo marchio più conosciuto e menzionato al mondo. Spesso siamo noi italiani a sminuire il valore del made in Italy che, a livello mondiale, è molto richiesto. La gente impazzisce quando vede il tricolore, questo avviene in ogni parte del mondo. Noi ne abbiamo la prova: tutti i prodotti NeroGiardini sono marchiati con il tricolore, sinonimo di made in Italy. Abbiamo tre settori in Italia che, se sfruttati a dovere, farebbero fare al paese Italia un enorme salto di qualità in termini di fatturato e occupazione: turismo, agroalimentare, moda. Valori e tradizioni invidiati in tutto il mondo. Ma abbiamo bisogno di una classe politica che sappia guidare l’Italia”.

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