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Migranti: Gentiloni conquista il punto decisivo, la strategia del ministro Minniti diventa europea

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Paolo Gentiloni
Nello sfarzoso salone dell’Eliseo che ospita i vertici internazionali, uno dopo l’altro, il padrone di casa, Emmanuel Macron, la cancelliera Angela Merkel, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, i tre capi di governo africani si sono complimentati con il governo italiano per l’efficace strategia che ha portato al calo degli arrivi dalle coste libiche negli ultimi 45 giorni, ma paradossalmente è proprio Paolo Gentiloni che spiazza tutti.

Ringrazia ma porta concretezza e non soltanto vertici-spot, come quello che proprio Macron aveva appena accennato, annunciando un nuovo incontro a Madrid a novembre: «Nel Mediterraneo centrale – ha detto Gentiloni a porte chiuse – abbiamo dato un segnale di successo, ma che potrebbe anche non durare. Deve essere un risultato su cui investire. Perché dobbiamo tenere assieme prospettiva di lungo periodo e azioni per l’immediato». E qui la frase-chiave: «Abbiamo bisogno che tutta l’Europa faccia maggiori sforzi nelle politiche di sviluppo e di cooperazione, ma anche nella gestione dell’emergenza».

Nel suo lessico un messaggio forte ad alleati che, sicuramente, gli sono grati, ma che sembrano essersi seduti sugli allori italiani. Allori che Germania e Francia hanno riconosciuto all’Italia. Nel comunicato finale del vertice è stato sottoscritto e promosso il «pacchetto Minniti» nei suoi punti essenziali: sostegno alla Guardia costiera libica, alle comunità locali, controllo delle frontiere Sud, sostegno ai Paesi di transito, all’Oim e all’Unhcr per l’assistenza ai rifugiati e ai migranti.

Una sorta di «europeizzazione» quindi dell’azione italiana. Ma dopo essere stata lasciata sola e dopo aver approntato un piano di azione dimostratosi efficace, l’Italia ora chiede di andare avanti con l’aiuto degli altri partner europei. Perché nella gestione dell’emergenza, il vertice di Parigi ha confermato che l’Italia continua ad essere un’avanguardia spesso lasciata sola. È toccato al premier libico Sarraj confermarlo: «Per fermare i flussi clandestini serve un aiuto immediato. Perché bisogna avere chiare le priorità. Poi a lungo termine parleremo dello sviluppo economico per i Paesi africani». In particolare quanto l’approccio strategico del presidente francese rischi di essere condizionato da un effetto-spot, lo si è capito durante la conferenza stampa.

Un giornalista nigerino ha chiesto a Macron su quali fondi si basasse il progetto a lungo termine per l’Africa subsahariana del quale parla il comunicato finale del vertice: «Sono diffidente delle cifre», ha risposto il presidente francese, parlando di aiuti insieme alla polizia e l’autorità giudiziaria. Una risposta che lui stesso ha percepito un po’ evasiva, tanto è vero che Macron ha chiesto agli altri presidenti europei: «Volete integrare quanto detto?». E Angela Merkel, d'accordo con Macron (col quale si è scambiata bigliettini e sorrisetti in continuazione), ha «soccorso» il presidente francese con queste parole: «Non ho in mente cifre precise…».

Cifre puntuali le ha invece chiarite l’Alto rappresentate per la politica estera Mogherini, che per fugare l’impressione che nel rapporto con l’Africa, l’Europa fosse all’anno zero, ha ricordato «i 20 miliardi l’anno investiti dall’Ue e i 2 solo per il Trust fund», oltre ad una molteplice di altre fonti di finanziamento. Quando i tre capi di governo africani hanno lasciato l’incontro, i quattro europei hanno cenato insieme.

E per quanto fosse intenzione di Macron fare una chiacchierata anche sul futuro dell’Europa, i quattro hanno continuato a parlare di migranti e nel corso della cena è emersa una novità che potrebbe segnare la storia dei prossimi mesi.

Il premier spagnolo Rajoy ha dichiarato di essere molto preoccupato per l’immigrazione in aumento, che passa per Ceuta e Melilla. Preoccupato per la quantità e per la «qualità». A conferma che le reclute del terrorismo stanno cercando nuove strade di accesso.


da Nicolò Gioacchini
redazione@viveresenigallia.it


da Nicolò Gioacchini
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