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Omicidio Rapposelli: scattano le manette per figlio ed ex-marito, ora il caso passa alla Procura di Teramo

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Alle 6 di martedì mattina i due unici sospettati per l'omicidio di Renata Rapposelli sono stati svegliati dalle volanti dei Carabinieri che venivano a prenderli in custodia. A sciogliere gli indugi della Procura di Ancona i filmati che immortalavano la macchina con i due a bordo percorrere il tragitto verso il luogo dove è stato ritrovato il cadavere. Ore le carte passeranno alla procura di Teramo.

Al momento dell'arresti i due erano calmi. Ormai da tempo il cerchio delle indagini si stava stringendo sempre più sui due sospettati, con testimonianze e indizi raccolti, tanto comprendere a Simone e Giuseppe Santoleri, che fosse solo questione di tempo prima di varcare la soglia del carcere.

La misura cautelare presa dal PM Andrea Laurino avviene dopo l'acquisizione dei filmati che vedono i due nella giornata del 12 ottobre, condurre la propria macchina sulla strada statale che collega la casa dei Santoleri da Giulianova al dirupo di Tolentino dove è stato trovato il corpo della donna, presso Tolentino, tra le ore 11 e le 12.

La ricostruzione degli inquirenti suppone che i due, tre giorni dopo il sospetto omicidio, avessero caricato il cadavere nel bagagliaio della macchina, avvolto nel cellophan da cucina in cui è stato ritrovato, abbandonato sulle rive del fiume. Una ricostruzione ottenuta sempre dalle immagini delle telecamere, che mostrano la macchina identificabile dalla targa, due uomini a bordo, e dalla compressione degli ammortizzatori posteriori fa intuire un che la macchina avesse un pesante carico sul retro.

Elementi sufficienti, uniti ai molteplici indizi e testimonianze raccolte per procedere alla misura cautelare. Si temeva infatti la possibile distruzione di prove, in particolare quelle collegate alla macchina, di cui padre e figlio sembrerebbe volessero liberarsi rottamandola. L'accusa, per gravi indizi di colpevolezza, è quella di omicidio e distruzione di cadavere.

Si inizia a fare luce, a 4 mesi distanza sulle ultime ultime ore della triste sorte del corpo della pittrice Renata, ma regna ancora il dubbio sulle modalità e le responsabilità dell'omicidio. “Solo i sospettati possono dirci cosa è avvenuto in quella casa” ha dichiarato il procuratore capo facente funzioni Irene Bilotta “Gli indizi su cui ci siamo basati non lasciano presumere che ci siano altre persone coinvolte. Il movente è stato il denaro, 3000€ di alimenti arretrati, per la restituzione dei quali la vittima stava intraprendendo vie legali”.

Con la notifica dell'accusa di omicidio, che sarebbe avvenuto nella casa dei Santoleri, nel comune di Giulianova, si spostano anche le competenze e quindi il caso. Dalla procura di Ancona, dove era stata inizialmente denunciata la scomparsa della Rapposelli, residente nel comune dorico, alla Procura di Teramo, competente per il territorio sul quale si sarebbe consumato il delitto.

Numerosi elementi che potrebbero far luce su i dettagli ancora oscuri del caso sono tuttora al vaglio della scientifica. Il cadavere rimasto per giorni sulle sponde del Chienti perette solo di capire che non si tratti di un delitto di sangue, ovvero che la vittima non sia morta per ferie, colpi di arma da fuoco o oggetti contundenti. Solo una possibile confessione sarebbe in grado di chiarire per mano di chi e come il 9 ottobre Renata Rapposelli è stata uccisa.


di Filippo Alfieri
redazione@vivereancona.it




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