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Direttiva sul diritto d'autore, il Parlamento europeo rinvia a settembre la riforma

Il testo bocciato dagli europarlamentari avrebbe dovuto dare il via libera ai negoziati tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo. Il voto di giovedì rimette ora in discussione la riforma elaborata dalla Commissione giuridica di Strasburgo, che verrà rivista in aula a settembre.
La nuova direttiva sul copyright era molto attesa perchè andrà ad aggiornare e ad armonizzare tra i vari paesi membri le leggi sulla tutela del diritto d’autore nell'Unione Europea, ferme a quasi venti anni fa. Negli ultimi mesi c'è stato un acceso dibattito tra tutti gli attori coinvolti sui contenuti della direttiva, in particolare su due articoli, l'11 e il 13.
L'articolo 11 dice che i paesi membri devono assicurare che gli editori dei siti di notizie ricevano una equa remunerazione per l'uso dei loro contenuti (sostanzialmente le anteprime e i link degli articoli) da parte delle piattaforme online (motori di ricerca e social network).
L'intento è quello di bilanciare meglio il complesso rapporto tra le piattaforme online e gli editori: da un lato i primi, come Google e Facebook, sfruttano i contenuti prodotti dai secondi per generare traffico e guadagnare con la pubblicità; dall'altro buona parte del traffico sui siti di notizie arriva proprio da Facebook e Google. Dal sistema delle compensazioni sono esclusi l'uso privato e non commerciale (come nel caso di Wikipedia) dei link.
L'altro articolo contestato, il 13, prevede che le piattaforme online controllino i contenuti che vengono caricati dagli utenti, in modo da escludere la pubblicazione di contenuti protetti dal diritto d'autore. La formulazione dell'articolo è molto vaga ma di fatto impone l'uso di filtri preventivi gestiti dagli algoritmi, una tecnologia già usata da YouTube proprio per evitare che siano caricati video che violano il copyright.
Contro l'articolo 13 si sono espressi molte organizzazioni, attivisti ed esperti, tra cui il "padre" della rete Tim Berners-Lee, secondo i quali l'imposizione di filtri preventivi potrebbe minacciare le libertà di espressione e d’informazione e la libera circolazione dei contenuti.

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