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Diario dalla Catalogna: la visita beffa in ospedale di Pedro Sánchez

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Iniziamo oggi una rubrica che racconti, dalla viva voce dei protagonisti, i fatti della crisi catalana.

Lunedì mattina il presidente spagnolo Pedro Sánchez si è recato a Barcellona nel mezzo di una crisi di stato senza precedenti. Il motivo ufficiale era quello di fare una visita ai poliziotti spagnoli feriti negli ultimi scontri con i manifestanti indipendentisti.

Anche se quattro manifestanti indipendentisti hanno perso un occhio a causa delle palle di gomma sparate dalla polizia spagnola (le palle di gomma sono state vietate in Catalogna dal Parlamento Catalano a la polizia catalana non le usa), il presidente spagnolo non ha mostrato nessuna solidarietà con loro e, ovviamente non li ha visitati.

Il venerdì scorso il presidente catalano, Quim Torra, ha chiamato due volte Sánchez, che gli si è negato al telefono, limitandosi a spedire una lettera in cui li chiedeva di condannare gli atti violenti dei manifestanti. Già giovedì Quim Torra è apparso sulla TV catalana per condannare la violenza, ma pare che Sánchez non lo abbia visto.

Torra ha risposto alla lettera del presidente Sánchez con un’altra lettera in cui le diceva testualmente «Lei non è nessuno per darmi lezioni di non violenza…».

Domenica Torra ha tentato per terza volta dei parlare con Sánchez. Senza successo.

Oggi, quando Torra ha saputo che Sánchez sarebbe arrivato a Barcellona, ha spedito un’altra lettera in cui li chiedeva di sedersi per parlare senza condizioni. Sánchez non ha risposto. La Spagna non parla né negozia mai ed i catalani lo sanno.

Quando lunedì mattina si è saputo dell'arrivo di Sánchez a Barcellona, Tsunami Democràtic, una organizzazione una settimana fa praticamente sconosciuta, ma che nel suo primo giorno di vita ha potuto organizzare il blocco dell’aeroporto di Barcellona il lunedì scorso, ha fatto una chiamata alla mobilizzazione.

Centinaia di persone si sono riunite di fronte alla delegazione del governo spagnolo in Barcellona dove aveva programmatoo di andare Sánchez dopo di essere uscito dall’ospedale. Sánchez non si è presentato per timore che gli eventi volgessero al peggio.

La visita di Sánchez all'ospedale ha sforato il grottesco. lo staff direttivo dell’ospedale ha rifiutato di incontrarsi con il presidente spagnolo, il quale che ha visitato un poliziotto che probabilmente non era nemmeno ferito.
Un'infermiera ha riferito che il polizziotto è sano, e si tratta di una messa in scena propagandistica dello stato spagnolo per scattare la fotografia del povero poliziotto ferito.
Sánchez, che è entrato all’ospedale dalla porta di servizio, ed è stato accolto con urli da parte del personale sanitario dell’ospedale che urlava "libertà per i prigionieri politici!", è stato anche insultato e fischiato e quando è uscito centinaia di manifestanti lo aspettavano controllati dalla polizia con cartelli dove si leggeva "Libertà per i prigionieri politici".

Sánchez è ritornato a Madrid senza parlare con il presidente catalano Torra. Lui sa che se lo facesse perderebbe le elezioni che se terranno il 10 novembre, perché la maggioranza del popolo spagnolo è favorevole alla repressione degli aneliti di libertà del popolo catalano.

La Spagna non è né il Canada né il Regno Unito, dove i problemi territoriali si risolvono con le urne e pacificamente con un referendum.

E l’Europa tace.



da Harold Roig Gorina
Catalogna






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