Sanremo 2020: le pagelle di Giacomo Valeri

ANASTASIO voto 7,5: Anastasio ha una capacità unica di creare immagini con le parole. Un talento impressionante per i suoi ventuno anni. Più volte ho pensato che sarebbe un grande scrittore se decidesse di dedicarsi ai romanzi. Invece si è inventato un genere tutto suo. Non è rap. Il rap ha un linguaggio, dei codici, che Anastasio non rispetta. Se si fosse presentato con una paraculata avrebbe vinto il festival a mani basse. Invece è stato coraggioso: base rock, un pizzico di rabbia e una nobile citazione a De André. Manca qualcosa per l’eccellenza. Manca molto per raggiungere Rancore. Però è bravo, eh. È bravo.
BUGO E MORGAN voto 7: Stroncato dalla mirabolante giuria demoscopica (…), questo duo stranissimo mi ha conquistato per due motivi: il testo e la mescolanza di generi. Le parole fanno sorridere e riflettere. È veramente un bel testo, cara la mia demoscopica. Il dialogo tra rock ed indie funziona. Poi c’è l’aspetto visivo, perché oggi la musica si guarda anche. Bugo sembra uscito ieri dal Sert , Morgan sembra non essere mai uscito. Anche questo…Funziona.
ALBERTO URSO voto 3: Questa storia che a Sanremo debba sempre esserci la quota “belcanto” mi ha , come dire, un tantino rotto le palle. Se poi lo vuoi mischiare con il pop o sei Bocelli o ti becchi un 3 in pagella. Appunto.
DIODATO voto 7: Dio (se esiste) gli ha dato una grande voce, un’eleganza e una classe fuori dal comune. Si è dimenticato di aggiungere la personalità. Ha il carisma di Marzullo, forse anche meno. Per il resto poco da dire. La più bella voce del festival. Canzone semplice ma elegante. Tutto al posto giusto. Troppo giusto, capite cosa intendo?
ELETRAhahahahahaha ahahahahaha ahahahah ahahah ahah ah a.
ELODIE voto 5: Testo di Mahmood (e si sente), produzione DarDust (e si sente) canta Elodie (e non si sente). Non vorrei essere impopolare, ma se avesse fatto quel famoso passo indietro (cit.) per lasciarla cantare a Mahmood forse saremmo qui a parlare di doppietta. Come direbbe Amadeus, Elodie è bella. È bella. È sensuale. È bella. Sensuale. Bella.
ENRICO NIGIOTTI voto 4: Gli si vuole bene al Nigio, ma cazzo questa canzone sembra uscita da Sanremo ’90 . I Pooh, Mietta, Minghi e Nigiotti. Troviamo qualcuna che lo “baci adesso” e lo riporti nel 2020.
ACHILLE LAURO voto 8: La canzone è una vascata. Non siamo ai livelli di Rolls Royce. Ma, vi dirò, “me ne frego”! Quando uno ha dentro l’autenticità, la follia, lo stile, il vissuto della rock star può fare proprio il cazzo che vuole. Si è naturalmente preso i riflettori. E l’ha fatto esibendosi con una tutina. Se ne frega dei canoni di maschio alfa, di hombre vertical, di uomo tutto d’un pezzo. Rompe gli schemi, rompe gli schermi e, se c’è ancora chi s’infastidisce, rompe i coglioni e raggiunge il suo obbiettivo. Star.
FRANCESCO GABBANI voto 6: Questo è il numero uno dei paraculo. Cambia genere. Non ci sono più scimmie che ballano, ma coristi che fischiettano. A Sanremo queste cose aiutano per attirare l’attenzione. Lui lo sa e il prossimo anno sembra che abbia in mente di far scorreggiare il direttore d’orchestra sul microfono. Un colpo di teatro. Tornando seri: niente più balletti ma una filastrocca. Intimista e ironico. Sicuramente intelligente e furbo. In questo gioco di opposti e “viceversa” stamattina c’è chi lo ama e chi lo odia. Io, questo giro, scelgo di stare nel mezzo.
GIORDANA ANGI voto 3,5: Qualcuno me l’aveva spacciata per la nuova Mia Martini. Ho tolto questo criminale dalla lista di fonti attendibili. Scrive (male, ma scrive) per questo merita mezzo voto in più rispetto all’altro amico di Maria De FIlippi. Un pezzo sulla mamma di una banalità disarmante. Disarmante.
IRENE GRANDI voto 7: Mezzo voto in più perché la sto valutando dopo Giordana. È salita sul palco mesta, mesta… sembravo io quando abuso di psicofarmaci. Poi però si è scatenata, è tornata a parlare di sesso, di crescita personale, di errori. Quando canta lei, diventa interessante pure la scrittura di Vasco. Tra l’altro non so se rispecchia i canoni di bellezza di Amadeus, ma i miei si. Si, si. Giuro, si. Non che sia importante, eh. Però… Si.
JUNIOR CALLY voto 1: Io vi odio perché con il vostro moralismo spicciolo mi avete costretto a fare un articolo in difesa di questo qua. Cioè questo è indifendibile non per le parole che vi offendono , perché è proprio scarso. Se vi volessi far incazzare, direi che lo preferivo in “Strega” . Quella rabbia almeno lo avrebbe fatto schizzare al 2 in pagella. Niente. In questo testo non c’è niente. La stoccata finale a Salvini e Renzi è debole come un pugno di mio nipote. Quello appena nato, intendo. Ti difenderei di nuovo, ma sei una bella pippa!
LE VIBRAZIONI voto 8,5: Sono affezionato a Le Vibrazioni dai tempi di “Dedicato a te”. Lo stile inconfondibile di Sarcina mi affascina da sempre. Si erano persi, ma fortunatamente si sono ritrovati. Questa è una ballad, semplice ma intensa, malinconica al punto giusto. Il ritornello è un lamento che ti entra in testa e chiede quello che molti di noi si domandano ogni giorno: Dov’è una gioia? Dov’è? L’idea di far “cantare” il brano con i segni per i non udenti è geniale. Vinceranno? Forse si. E sarei felice.
RITA PAVONE voto 6,5: Se paragono questa settantaquattrenne alla giovane Giordana Angi continuo a chiedermi cosa sia andato storto. Qualcosa, senza dubbio, è andato storto. Il brano è brutto. Ma c’è grinta, cazzimma, presenza. La Pavone si mangia i giovani di amici a colazione e li digerisce con un sonoro rutto pochissimo dopo. C’è ancora bisogno di Rita Pavone. Speravo di non dirlo mai.
LEVANTE voto 7.5: Potrei scrivere tanto su questo brano. Titolo che sembra preso in prestito da Elettrahahaha Lamboghini. Musica leggera e testo profondo. Lei ha un che di Carmen Consoli e già questo basterebbe per amarla alla follia. Grande interprete, scrittrice elegante. Amadeus riassumerebbe tutto con un unico aggettivo: bella!
MARCO MASINI voto 8,5: Sono cresciuto con le audiocassette di Masini e i Nirvana. Mio padre può confermare. Mondi così lontani, eppure… Quante ne ha passate Masini? quante gliene hanno fatte passare quelli che hanno rotto le palle anche a Mia Martini, quelli che hanno ucciso Tenco, quelli che oggi danno del serial killer a un rapperino giovane e scarso? Masini è caduto , si è rialzato, è tornato. La sofferenza, come sempre, lascia tracce indelebili. Tutta questa sofferenza può uccidere oppure, se la si incanala, può dare origine a cose belle come questo pezzo di Masini. Marco, per fortuna, è riuscito a trovare la forza di guardare le sue fragilità. Di gridare il suo odio. Di “accettare se stesso”.
Maturità di scrittura, interpretazione magistrale. Bravo Marco.
MICHELE ZARRILLO voto 4: Mi piace più o meno come la nebbia in autostrada. Stavolta almeno è uscito dalla confort zone e non ha fatto la classica canzone d’amore di Zarrillo. Per questo merita quattro voti in più. Si, ero pronto a dargli 0. Oh si, si.
PAOLO JANNACCI voto 6+: E anche qui, mannaggia ad Amadeus, ero pronto a partire con il black humor. Avevo preparato battute sul figlio del padre. Niente. Mi ha rovinato la pagella. Questo brano è elegante. Emozionante al punto giusto. Equilibrato. Lui , Herbert Ballerina, sembra un prete invitato per sbaglio ad un festino di Bugo e Morgan. Però mi fa tenerezza. Sarò invecchiato. Fanculo, sono invecchiato. Sicuro.
RIKI voto 2: In un’intervista la mamma ha dichiarato: non sapevo che andasse a Sanremo. Cioè, non sapevo proprio che si occupasse di musica. A dirla tutta non mi ricordavo di averlo neppure partorito.
Questo per dire che non so da dove sia uscito, ma ci può tranquillamente tornare.
PIERO PELU’ voto 7,5: Questo dopo 40 anni di carriera, alla soglia dei sessanta, va a Sanremo a cantare una dedica al nipote in stile Pelù. Stile inconfondibile. Profuma di libertà. Solita presenza, grande performance. “Il tuo non è un pianto, è un primo canto..” Rischia il podio. Bravo Pierone.
PINGUINI TATTICI NUCLEARI voto 8: La loro storia è la storia degli ultimi che si ritrovano primi. E’ la storia di nerd, “sfigatelli", perdenti, provinciali che non hanno mai avuto alcuna intenzione di fare i primi della classe e che ora si trovano sotto i riflettori. Fino a ieri erano amati da una nicchia, ora sono di tutti. Dovranno essere bravi, per rimanere fedeli a loro stessi. Il brano è chiarissimo “In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr”. Il batterista non era sicuramente la star della band, anzi. Eppure queste persone a cui sembra che "il mondo non abbia mai voluto bene” o comunque quelle che non hanno una vita dritta, pianificata (mi riproduco, amo, muoio) , insomma queste persone hanno comunque una storia da raccontare. Interessante. Nel brano citazioni non colte, ma carine. Che vi devo dire? Io sto con Ringo Starr e con i pinguini tattici nucleari.
RANCORE 10: Giuria demoscopica…la senti questa voce? Vaffanculo! Sfogo a parte, Rancore è l’Artista di questo festival. Rancore è il Dio del Rap italiano. E’ così complesso, filosofico, colto che per capirlo occorrono otto lauree e sessanta ascolti. A volte nemmeno bastano. Un codice con tre - quattro piani di lettura. La sua penna, la base di DarDust… È troppo. Troppo per Sanremo. Non vince, stravince il confronto con Anastasio. Junior Cally dopo aver ascoltato questo brano, voleva rimettersi la maschera. Qui siamo di fronte a un capolavoro. Giù il cappello.
RAPHAEL GUALAZZI voto 7,5: Si veste da Elton John e porta un pezzo dal ritmo coinvolgente. Una fanciulla "carioca" che balla sul lungomare di Rio de Janeiro. Tra la caciara della salsa cubana, portoricana e l’eleganza del tango. Musicista con i controcazzi. Amadeus chiuderebbe con un aggettivo: brutto (ma bravo).
TOSCA voto 7,5: La penna di Pietro Cantarelli , la classe di Tosca. Qui c’è una grande ricerca. La ricerca nell’uso delle parole, ricerca di stile, d’interpretazione. C’è emozione ma anche tanto studio. C’è professionismo. In un mondo di improvvisati, c’è professionismo.

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