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Coronavirus: Ceriscioli si sfilda dall'accordo nazionale e il Governo vuole impugnare l'ordinanza. Ecco com'è andata

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E' scontro tra Conte e Ceriscioli sull'ordinanza emessa dal presidente della Regione Marche di chiudere tutte le scuole e sospendere tutte le attività sportive e pubbliche fino al 4 marzo. Tanto che il Governo si dice pronto ad impugnare l'atto.

La giornata di martedì 25 febbraio è stata tutto un susseguirsi di "indicazioni" e "indirizzi", con il premier Giuseppe Conte che alle 10 ha iniziato il lunghissimo vertice con tutti i Ministri e i presidenti delle Regioni in collegamento skype per arrivare a produrre una direttiva nazionale che indicasse l'azione unitaria da tenere, su tutto il territorio nazionale, per conternere il Coronavirus. Ecco allora che alle 14, durante una pausa il premier Conte, ha fatto il punto in una conferenza stampa in diretta spiegando che il Governo sarebbe arrivato entro la serata a definire "una azione uniforme su tutto il territorio Nazionale".

"Nelle zone che non sono focolaio del virus non si giustifica la chiusura delle attività scolastiche -ha detto espressamente Conte alle 14, precisando che nell'ordinanda che si stava mettendo a punto "l'Italia è stata divisa in 3 zone: quelle focolaio, dove valgono le misure restrittive varate, un secondo livello che si estende alle aree circostanti che presentano episodi da contagio indiretto e un terzo livello che riguarda il resto d'Italia. E nel terzo livello sicuramente non ha ragione di esistere la sospensione si attività scolastiche". Secondo questo annuncio dunque la Regione Marche sarebbe dovuta rientrare nel terzo livello e dunque le scuole avrebbero dovuto restare regolarmente aperte.

Alle 18,30 però Ceriscioli spiazza il Governo e firma una ordinanza con cui "chiude in tutta la Regione Marche tutte le scuole di ogni ordine e grado, sospende tutte le manifestazioni pubbliche, sportive, chiude le biblioteche e i luoghi pubblici di aggregazione fino al 4 marzo". E poco dopo scoppia il terremoto politico.

Ancora una volta Conte interveniene (il giorno prima aveva stoppato in diretta Ceriscioli che stava per chiudere le scuole) e stavolta annuncia un provvedimento clamoroso nei confronti delle Marche che, anzichè attendere e allinearsi alle disposizioni nazionali, ha fatto di testa sua. Ceriscioli motiva la sua decisione per via della vicinanza con Cattolica, in Emilia Romagna, dove è stato registrato il primo caso di Coronavirus e per via dei tempi troppo lunghi del Governo (i maliziosi dicono che già sapesse quanto annunciato alle 22 ossia del primo caso di Coronavirus nel pesarese).

Subito si apre un braccio di ferro tra Governo e Regione Marche con il MInistro Boccia che annuncia di impugnare il provvedimento di Ceriscioli (PD) perchè "con la sua decisione unilaterale il Governatore Ceriscioli si sfila dall'accordo che era stato preso appena poche prima tra Governo e Regioni e viene meno all'impegno preso con tutti gli altri Governatori marchigiani che invece stanno attendendo l'ordinanza del Governo". Ceriscioli dal canto suo, pressato dai cronisti, dal pomeriggio aveva lasciato intendere che nelle Marche a breve sarebbe potuto arrivare il primo caso di Coronavirus. Cosa che è avvenuta nella tarda serata di martedì e anche in questo caso non è mancata la confusione. Alle 20 infatti la Regione comunica che nella giornata del 25 febbraio i tamponi prelevati a Pesaro e Fano hanno dato esito negativo ma alle 22 arriva la svolta, con il primo tampone positivo al Coronavirus nella Provincia di Pesaro. A questo punto c'è da aspettarsi di tutto.

Sicuramente ulteriori sviluppi ci saranno nella giornata di mercoledi 26 febbraio.



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