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intervista
Giovanni Martines Augusti ricorda Philippe Daverio e il suo rapporto con Senigallia

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Senigallia piange la scomparsa dello storico d'arte, critico e docente Philippe Daverio. Abbiamo chiesto a Giovanni Martines Augusti di ricordarlo e di ricordare il suo legame con Senigallia

Chi era Philippe Daverio?

Philippe è stato uno dei più grandi interpreti della comunicazione culturale Italiana della seconda metà del '900 e dei primi del 2000. Storico dell'arte, professore universitario, nato in Alsazia e vissuto a New York in cui era commerciante d'arte e dove ha aperto gallerie.

Io lo conobbi a Roma alla fine degli anni '90. Ho tanti ricordi suoi, è stato ospite molte volte nel mio palazzo Cento Finestre del Brugnetto a Senigallia. Abbiamo condiviso una visione comune nella comunicazione culturale attraverso i media, questo è molto importante. Mai banale, mai autoreferenziale, ti dava sempre un'interpretazione istrionica e innovativa delle visioni artistiche del mondo, che portava ad osservare e riflettere sulla questione inerente (quadro, oggetto, palazzo, progetto architettonico) facendoti notare anche gli angoli o gli aspetti più nascosti.

Com’era il tuo rapporto con lui?

La mia esperienza personale nasce quando nel 2000 organizzai il primo corso in Italia di educazione all'arte, il Grand Tour, lo coinvolsi più volte sia a livello marchigiano sia a livello nazionale. Abbiamo condiviso straordinarie serate di sublime genialità culturali, è venuto ospite a palazzo da me tante volte, ma tra i vari aneddoti voglio ricordarlo nell'estate del 2003 in quel Cortina d’Ampezzo quando fu tra i miei relatori nel Grand Tour Senigallia-Cortina all'Hotel Cristallo, ma non scorderò mai quando a Padova nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi riempimmo con oltre 500 persone un pomeriggio dedicato al Design Italiano nel mondo. Sicuramente se nei prossimi decenni e secoli si vorrà leggere e capire meglio la grande storia dell'arte italiana non si potrà non consultare i libri che Philippe ha scritto nella sua vita.

Qual era il suo rapporto con Senigallia?

Amava molto le Marche e in particolare Senigallia, che riteneva tra le più importanti città d'arte marittime italiane e si è più volte riposato sulle dolci colline del mio palazzo di cui ammirava l'impianto architettonico del Vanvitelli e i suoi straordinari affreschi. Ci siamo salutati un mese fa al telefono con l'idea di studiare un progetto editoriale riguardante i personaggi della storia che sono transitati nel palazzo. Mancherà a tutto il pensiero culturale italiano di questo secolo.

Fra i suoi tanti ricordi, qual è quello più singolare?

Il ricordo che ho di Philippe è un ricordo estetico: solo lui dopo Winston Churchill sapeva portare in modo impeccabile il papillon.