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Palermo: sgominata banda di trafficanti di uomini, 14 arresti

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Servizio Centrale Operativo e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia palermitana hanno portato all'arresto di 14 cittadini stranieri accusati di appartenere a un'organizzazione criminale di trafficanti di uomini. Alte quattro persone sono ricercate e attualmente latitanti, probabilmente all'estero.
Sono tutti accusati di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, all'esercizio di attività abusiva di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l'ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica. Reati aggravati dalla transnazionalità.
La banda, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, agiva su due fronti diversi: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e l'esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo "hawala". Un sistema consistente nel passaggio di denaro attraverso una serie di intermediari e utilizzato principalmente per il pagamento dei viaggi dei migranti e come prezzo della loro liberazione dai campi di prigionia in Libia.
L'organizzazione era divisa in due cellule con base a Milano e Udine e operava tra i paesi del Centro Africa (principalmente Etiiopia, Eritrea e Sudan), la Libia, l'Italia e diversi paesi del Nord Europa. I due capi e promotori dell'organizzazione, entrambi eritrei, sono latitanti.
Le indagini hanno accertato che "sin dal 2017 l’organizzazione criminale ha supportato le attività di traffico sia nel corso del viaggio dei migranti sul continente africano che in occasione del loro concentramento presso i campi di prigionia in Libia". All'arrivo dei migranti in Italia intervenivano aiutandoli ad allontanarsi dai centri di accoglienza, nascondendoli in altri luoghi e fornendo loro in alcuni casi vitto, alloggio e falsi documenti.
E in un secondo momento curandone la partenza verso località del Nord Italia e del Nord Europa. I membri del gruppo svolgevano queste attività anche nei confronti dei migranti che non avevano seguito dalla Libia e che contattavano direttamente una volta arrivati in Italia.
Le indagini si sono avvalse delle preziose testimonianze di numerosi migranti, che hanno permesso di ricostruire la rete e il modus operandi della banda. Dai loro racconti sono emerse inoltre le condizioni degradanti, le violenze fisiche e psicologiche, le torture a cui erano sottoposti mentre erano prigionieri nei campi lager della Libia.
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