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intervista
Lotta al Coronavirus, rapporti con le patologie oculari, il caso Li Wenliang: intervista all'oculista romano Dr. Daniele Di Clemente

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Mentre a Roma s’è appena chiuso il Congresso dell'AIMO, Associazione Italiana Medici Oculisti, la tendenza all'aumento, in alcune regioni (come Lombardia, Campania e Lazio), dei casi di Covid-19, pur non paragonabile a quella, purtroppo, in atto in altre nazioni sviluppate (USA, Francia, Spagna), induce a riflettere cercando di fare un primo, ragionato bilancio della battaglia contro questo virus, in corso ormai da 8 mesi.

A quasi un anno dall’apparizione ufficiale del Covid-19 ( primo caso ufficialmente registrato, in Cina il 31 Dicembre scorso), che lezioni si possono trarre da tutto quel che è accaduto, sul piano anche del rapporto tra Covid e altre patologie, anzitutto oculari? Ne parliamo col Dr. Daniele Di Clemente, oculista a Roma, coordinatore di alcune sessioni di lavoro al Congresso AIMO, socio anche dell' European Society of Ophtalmology e dell'American Academy of Ophtalmology, perito oftalmologo del Tribunale di Roma,

D. Dr. Di Clemente, Lei che, oltre che oculista “sul campo”, è autore anche di numerosi saggi di cronaca e articoli di divulgazione medica su testate di rilievo internazionale, che bilancio si sente di fare della lotta del nostro sistema sanitario al Coronavirus?

R. Direi che la linea seguita da Governo ed enti locali, in questi mesi, in complesso è stata efficace: obbiettivamente ha salvato tante vite (specie facendo il confronto con altri Paesi dell’UE), pur danneggiando l’economia. Questo perchè, anzitutto, al centro delle scelte governative ci sono stati proprio gli esperti infettivologi del Comitato tecnico-scientifico nazionale. E’ però grave (e mi auguro che il governo ponga al piu' presto rimedio a questa lacuna) che in questo comitato non ci sia neanche un oculista.

D. Questo, perché il “comportamento” del virus, in questi mesi, ha evidenziato anche legami con patologie oculari, o comunque col funzionamento del sistema oculare?

R. Questi legami sono ormai innegabili: gli occhi, pur con spazi abbastanza ristretti, rappresentano purtroppo, per il virus, una delle prime vie d’accesso all’organismo (ecco perché è importante proteggersi anche con gli occhiali, non solo con le mascherine). Se si è capito questo, voglio ricordare, è tutto merito dell’oculista cinese Li Wenliang, morto appunto di coronavirus a febbraio scorso. Il dottore, 34 anni, specialista oculista, aveva notato, a dicembre scorso, 7 casi di un virus che gli ricordava la SARS, la sindrome che nel 2003 uccise 349 persone solo in Cina, all'ospedale di Wuhan, dove lavorava. A fine dicembre Li aveva tentato invano di avvertire i colleghi, di condividere l'allarme che quei casi sospetti gli avevano suscitato, ma polizia e autorità locali, per tutta risposta, lo invitarono a non insistere. Se l'avessero ascoltato, il corso dell'epidemia probabilmente avrebbe preso una direzione diversa: invece di portare al blocco totale di milioni di persone e alla paralisi di un intero Paese negli sforzi per frenare un contagio letale, dilagato poi anche all'estero, paralizzando tanti altri Paesi.

D. Lei ha parlato di SARS: è evidente, direi, l’analogia tra Li e il medico italiano che la scoprì, Carlo Urbani…

R. Non solo: Li Wenliang è stato un eroe civile,paragonabile senz’altro ai nostri Falcone e Borsellino. E’ stato il primo a capire che questo virus (che, purtroppo, non fece in tempo a identificare in modo preciso) penetra nell’organismo anche attraverso gli occhi: ad esempio, per il possibile contatto con le mani.

D. Ma oltre a indossare attentamente mascherine e occhiali, come possiamo proteggere gli occhi dalla minaccia del virus?

R. Sono importanti anche i colliri, perché questo virus penetra piu’ facilmente in una superficie oculare secca (ecco anche l’importanza di bere quotidianamente parecchia acqua), o con alterazioni corneocongiutivali da iposecrezione lacrimale:ovviamente, i colliri vanno personalizzati, in base alla specifica situazione del paziente, che solo l’oculista può valutare in pieno.

D. L’oculistica, al pari di altri settori della medicina, è stata penalizzata dal dilagare del Covid-19?

R. Purtroppo sì: interi reparti ospedalieri di oculistica, così come di cardiologia, in questi mesi hanno chiuso. Le risorse pubbliche in gran parte sono state tolte a varie importanti specializzazioni, perché tutto il SSM è stato colto alla sprovvista dal Covid-19: ma questo è comunque inammissibile in un Paese civile.

D. "Nella manovra di bilancio approvata stanotte ci sono altri 4 miliardi per il Servizio Sanitario Nazionale… Chiudiamo definitivamente la stagione dei tagli”, ha annunciato, all’ ANSA, il ministro della Salute, Speranza, il 18 ottobre, presentando la manovra finanziaria collegata alla legge di bilancio 2021. Il solito “libro dei sogni”?

R.Speriamo davvero di no: perchè il ridimensionamento della sanità seguìto al dilagare del Covid si è sommato a un processo di generale contrazione della spesa sanitaria in atto già da anni: anche l’oculistica in convenzione da tempo è penalizzata, perché i rimborsi alle strutture sono troppo bassi,e allora, in sostanza a quest’ultime non conviene piu’ operare!

D. Insomma, conseguenze a catena un po’ in tutti i campi.E’ possibile dare qualche buona notizia ai pazienti che soffrono di malattie oculari?

R. Le malattie oculari sono pericolose anche perché spesso non danno sintomi, restano silenti anche per diversi anni: caso principale, appunto il glaucoma, che oggi è una vera patologia sociale a livello europeo. Qui voglio ricordare l’importanza, per tutti i lavoratori dipendenti, delle visite di controllo legate appunto al loro lavoro: che in molti casi permettono di scoprire tempestivamente, nel soggetto sotto visita, la presenza, o il possibile arrivo, di questo tipo di malattie.

D.. E per quanto riguarda nuovi presìdi terapeutici per gli ipovedenti, o addirittura non vedenti? So che ne esistono alcuni veramente avveniristici, ma, purtroppo, accessibili solo a portafogli piu’che gonfi…

R. Non è detto. Ad esempio,contro la maculopatia, la degenerazione maculare senile, oggi esistono trattamenti molto efficaci, accessibili anche in regime di SSN: come quelli con nuovi tipi di laser, e le iniezioni intravitreali anti-VEGF. La VEGF (“Vascular Endothelial Growth Factor”) è la molecola responsabile della crescita di vasi sanguigni dentro e sotto la retina, che causano appunto la maculopatia. Si sta perfezionando, poi,addirittura una nuova retina,di tipo liquido: è in fase di iniziale sperimentazione (non sappiamo se e quando diverrà utilizzabile sui pazienti). Per quanto riguarda, infine, videoingranditori ed ausili per ipovedenti, ci sono importanti passi avanti su questo tipo di tecnologie .Voglio però sottolineare ancora che, per qualsiasi scelta tepeutica, è fondamentale anzitutto un rapporto sereno col medico oculista.

Fabrizio Federici