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intervista
Il 7 febbraio, le elezioni presidenziali e politiche in Ecuador: parlano ecuadoregni residenti a Roma

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"A fine anni '90, l'opinione pubblica in Ecuador non ne poteva piu' di governi inconcludenti che duravano al massimo 5-6 mesi, corruzione dilagante, amministrazioni inefficienti, ecc… Nel '99- 2000, il presidente centrista Jamil Mahuad, di fronte alla crisi d’una dozzina di banche private e varie istituzioni finanziarie, varò una legge che impiegava risorse pubbliche, ufficialmente per proteggere il sistema finanziario nazionale e i risparmiatori; secondo molti, invece, la legge (come, del resto, già accaduto altre volte, in USA e Italia, N.d.R.) era finalizzata al mero “salvataggio bancario”, dallo spettro della bancarotta".

"Ne nacque una grave crisi finanziaria ed economica (molti crediti, ad esempio, furono cinicamente rivenduti ad altri creditori). Da allora è iniziato il grande flusso migratorio dall'Ecuador, mentre la crisi è precipitata sempre piu', sino addirittura alla "dollarizzazione" del 2000 (il sucre, moneta nazionale, è stato sostituito a tutti gli effetti dal dollaro USA!), con effetti speculativi incredibili. Anche io, allora, nel 2001 emigrai qui in Italia".

Chi parla è la giovane Rocìo Flores, ecuadoregna, che vive e lavora da anni a Roma, dove l'hanno raggiunta anche i figli: con lei parliamo a fondo dei problemi di un Paese, appunto l’Ecuador, che, come vari altri dell' America Latina, con l'Italia ha da sempre rapporti di costruttiva amicizia. Senza pretendere di emettere giudizi sulla situazione interna di questo Paese, ascoltiamo la sua testimonianza, rilasciataci mentre in Ecuador si sta per votare, il 7 febbraio, alle elezioni politiche e per le elezioni presidenziali. Proprio come gli italiani residenti all’estero in base alla legge 459 del 2001, i cittadini ecuadoregni viventi fuori del proprio Paese eleggono alcuni deputati in circoscrizioni estere: in quelle per l'Europa, esattamente 4 deputati (2 effettivi e 2 supplenti).

Fabrizio Federici: Rocio, e cosa è successo dopo il tuo primo arrivo qui in Italia (2001)?

Rocio Flores: Nel 2004, tornata temporaneamente in Ecuador, la situazione era sempre difficile, il lavoro scarseggiava. La crisi si è protratta sino al 2007: quando è stato eletto Presidente della Repubblica (l’Ecuador è repubblica presidenziale, N.d.R.) Rafael Correa, economista che ha studiato anche in Belgio e negli USA, già ministro delle Finanze nel 2005, e leader del gruppo “Allianza Pais”, che alle elezioni politiche appoggiava i candidati del Partito socialista.

Cosa è cambiato, con l’elezione di Correa?

Correa obbiettivamente ha migliorato la situazione economica, potenziato l’istruzione pubblica, specie per gli studenti delle classi piu’ disagiate, stimolato i lavori pubblici (con un forte programma di costruzione di strade, ospedali, raffinerie, centrali elettriche, impianti per l’energia eolica, ecc…) e la difesa dell’ambiente. Tutte cose, va detto, decisamente nuove per il nostro Paese: che, però, non han risparmiato, a Correa, l’accusa, da parte delle classi agiate, di volerle impoverire…

Sappiamo, anche qui in Italia, che questo Presidente, fortemente amato dal popolo, ha cercato di integrare l’economia nazionale con quelle di altri Paesi del Sudamerica (creando ad esempio l’ALBA, Alleanza Bolivariana per le Americhe, con Venezuela e Cuba), cercato di rinegoziare il debito estero dell’Ecuador (come, negli stessi anni, Kirchner in Argentina), proposto una riforma del settore petrolifero limitante gli alti profitti delle compagnie straniere. Del resto, è stato rieletto 2 volte, nel 2009 e nel 2013. Ma ora, la sua parabola sembra arrestata…

Purtroppo, nel 2020 - con Lenìn Moreno nuovo presidente - Correa in Ecuador è stato condannato, contumace, a 8 anni di carcere (con l’accusa di aver guidato una rete di corruzione che, tra il 2012 e il 2016, avrebbe ricevuto "contributi indebiti" a Palazzo Carondelet, sede del Governo e residenza ufficiale del Presidente della Repubblica, a Quito, per finanziare il suo movimento in cambio della concessione di contratti statali a uomini d'affari N.d.R.). Oggi, Correa vive in Belgio, perchè là ha la famiglia (sua moglie è belga): da anni, infatti, aveva deciso che, una volta lasciato il potere, sarebbe andato a vivere in questo Paese. Voleva anche ritirarsi dalla politica, ma il tradimento di Moreno l'ha costretto a tornare attore politico: oggi, pur non avendo potuto candidarsi a queste prossime elezioni presidenziali, è pronto a tornare in Ecuador, se il Paese lo richiederà. Dai contatti che abbiamo con lui, sappiamo che, per tornare a Quito, è pronto anche a rinunciare all’immunità parlamentare: perché quel che piu’ gli sta a cuore, è dimostrare al mondo di essere innocente.

E com’è ora la situazione in Ecuador, specie dopo i violenti scontri dell’ottobre 2019 (con morti e feriti), tra polizia e manifestanti indigeni, che protestavano per l’abolizione degli importanti sussidi per la benzina e il diesel?

E’ sempre tesa. Specie perchè il nuovo presidente Lenìn Moreno, eletto nel 2017, che pure proveniva dallo stesso ambiente socialista e popolare di Correa, dal dialogo con la destra è passato a una vera e propria alleanza con essa (quindi con petrolieri, grossi uomini d’affari, multinazionali, ecc…): basti pensare alla destituzione del suo Vicepresidente, Jorge Glas, accusato di corruzione dopo essersi dissociato dalla linea del Presidente (e poi ]arrestato e condannato a sei anni). Moreno ha adottato una politica decisamente liberista: riduzione della spesa pubblica, liberalizzazione del commercio, flessibilità del codice del lavoro, riduzione, soprattutto, delle politiche di sviluppo sociale e ridistribuzione della ricchezza scelta dal precedente governo. Noi ecuadoregni, anche chi vive in Italia ( dove siamo circa 8.000, concentrati soprattutto a Milano, ma anche a Roma), siamo davvero stanchi e disgustati di questa situazione.

E chi sono, allora, i nuovi candidati alla presidenza della repubblica?

Come Presidente, il giovane Andres Arauz, classe 1985, già Ministro sotto la presidenza di Correa, economista ed ex direttore generale della Banca Centrale dell’Ecuador; mentre come Vicepresidente, il giornalista Carlos Rabascall, uomo particolarmente sensibile alle questioni legate al sociale e ai diritti dei disabili. Entrambi sono sostenuti dalla coalizione “UNES”, costituita dai partiti “Centro Democràtico” (centrosinistra) e "Compromiso Sociale", con altre organzzazioni sociali. Candidati al Parlamento, invece, sempre per questa formazione, sono Gustavo Mateus ed Ester Cuesta (affiancati da altri candidati supplenti). Comunque vadano queste elezioni, in Ecuador e qui in Italia, mi auguro davvero che il mio Paese entri finalmente in una fase di sviluppo e di pace sociale.