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L'incarico di Mattarella a Mario Draghi: le reazioni degli esponenti della politica

Favorevole e collaborativo il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti: "Con l'incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall'incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda. Siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida per fermare la pandemia".
Sulla stessa linea di sostegno, Matteo Renzi: "Ora è il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l'appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. È il tempo della sobrietà. Zero polemiche, Viva l'Italia".
Perentorio a "Omnibus" su La7, il leader leghista Matteo Salvini che punta il dito su Mattarella: "Tutta la Lega è compatta per il voto, non ci si ammala andando a votare. Ieri, (lunedì 2 febbraio ndr), mi sono cascate le braccia, con tutto il rispetto di Sergio Mattarella. In tre mesi si può fare tanto e poi si voti. Si apre una nuova fase. Non abbiamo pregiudizi nei confronti di Draghi. Vogliamo parlare di taglio di tasse e apertura dei cantieri con la prospettiva del voto. Ma non sprechiamo questi mesi".
Antonio Razzi, ex senatore di Forza Italia, commenta: “Io sono positivo, vedo un Draghi all’avanguardia. È un uomo di grande esperienza mondiale. Penso che anche il centrodestra sarà contento della scelta perché con lui non faremo brutta figura. Avremo un uomo come l’Italia merita“.
Emilio Carelli, ex M5s, "chiacchierato" per il suo recentissimo passaggio al Gruppo Misto, non sembra riservare grande apprezzamento alla scelta del Capo dello Stato: “L’iniziativa del presidente Mattarella segna un po’ il fallimento della politica. Ma in questo momento tutti siamo chiamati a dimostrare un senso di responsabilità. Il Paese non può fermarsi per elezioni anticipate perché stopperebbero il paese per 5 mesi e durante una pandemia sarebbe inappropriato. Vedo una strada in salita per Draghi, i numeri sono abbastanza precari. Una spaccatura del M5s su Draghi? Ha al suo interno diverse anime, vedremo quanti non sono d’accordo con la linea, ma non vedo spaccature“.
Questa invece, la reazione di Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana: “LeU sta discutendo e discuterà, anche nelle prossime ore, tenendo conto dell’evoluzione di questa vicenda che nasce dopo che Renzi, con un atto di teppismo politico, ha terremotato una maggioranza sulla quale bisognava investire, ed un governo che fino ad oggi aveva lavorato bene, verso la crisi. L’ipotesi di Draghi appare come un commissariamento della politica. Non è mai un buon viatico perché non esistono tecnici e neutralità. La politica c’è sempre e si chiama: interessi, bisogni sociali e scelta. Quindi vedremo quello che succederà e sulla base di questo decideremo“.
Ivan Scalfarotto di Italia Viva, ex Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel Governo Conte II: “Sì, appoggeremo Draghi, ci siamo rimessi nelle mani di Mattarella. Accogliamo l’appello del presidente della Repubblica. Maggioranza forte? Dobbiamo dargli il tempo di lavorare".
Così Francesco Lollobrigida (FDI) in una dichiarazione in Piazza Montecitorio: “Appoggiare Draghi? Se ha i numeri non lo sappiamo, aspettiamo di capire chi lo sostiene. Crediamo che comunque gli manchi l’appoggio principale, quello del popolo italiano sulla base del voto. Fdi ha chiarito che sarà sempre a disposizione della nazione per votare i provvedimenti che condividiamo. La strada maestra resta il voto“.
Questo il pensiero di Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture e presidente di Noi con l’Italia: “Il presidente della Repubblica ha fatto una proposta, molto forte e molto chiara, ha messo in campo un nome oggettivamente autorevole. Prima di dire se ha i numeri è corretto confrontarsi e aspettare le proposte e confrontarsi con lui, questa è la strada della coalizione del centrodestra. Vogliamo prendere sul serio la proposta, il primo tema sono i contenuti, il secondo tema quale mandato con quale compito“.
Mario Zanni, europarlamentare della Lega: “Il peccato originale è stato permettere che si mettesse in piedi un governo nell’autunno del 2019 che era diviso su tutto. Abbiamo perso non settimane, ma un anno e mezzo. Stessa cosa su questa crisi: è aperta da tre mesi e abbiamo perso altro tempo. Detto questo, cosa farà la Lega? Noi siamo chiari: oggi l’Italia ha bisogno di una rivoluzione, non di cose ordinarie. Quindi ci siederemo al tavolo. Noi abbiamo 4 o 5 priorità, le metteremo sul tavolo a Draghi. Se Draghi sarà in grado di garantire un governo che le faccia, portando il Paese alle elezioni, lo considereremo“.
Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d'Italia e attuale Vicepresidente della Camera: “Rispetto a Draghi penso che il centrodestra debba rimanere compatto perché in Italia rappresenta una sorta di esperimento di collaborazione tra i popolari, conservatori e sovranisti. Questo garantisce l’alternanza di governo, quindi la democrazia. Spero che dal vertice del centrodestra usciremo con una posizione univoca. Bisogna capire che compatibilità ci può essere con una persona come Draghi, che ha servito e serve il sistema del credito mondiale, e il popolo italiano. Capita che gli interessi dei banchieri siano antitetici agli interessi dei popoli. Bisogna andare al voto per ragioni banali come per il fatto che il parlamento è composto da un 34% di eletti del M5s che non sono in grado a garantire la giusta velocità al sistema. C’è un Parlamento inadeguato, quindi c’è la necessità del voto per rinnovarlo”.
Silvio Berlusconi, (il quale aveva indicato proprio Draghi nel 2011 come presidente della BCE), nutre grande stima per l’economista romano. Alcuni esponenti di Forza Italia sembrano essere possibilisti nelle loro dichiarazioni. Tra questi c'è Mara Carfagna, che sostiene il bisogno di una riflessione profonda al riguardo e Renato Brunetta, uno dei favorevoli ad una alleanza di lunga durata in chiave europeista.
Giovanni Toti, governatore della Liguria e leader di Cambiamo!, ha invece dato pronta disponibilità, esortando l’intero centrodestra a rispondere presente alla chiamata della Repubblica.
Sul fronte M5s le posizioni sembrano ancorarsi sul "no" a Mario Draghi, anche se non esiste ancora una unanimità di pensiero. Da fonti parlamentari pentastellate, è giunta voce che sia stato direttamente Beppe Grillo a dettare la linea, ricordando come il Movimento 5 stelle sia "contro i poteri forti. Contro l’establishment". Per il deputato grillino Giorgio Trizzino invece, M5S non può “sottrarsi all’appello alla responsabilità che è stato rivolto dal Capo dello Stato a tutte le forze politiche per fare fronte comune e compatto nel momento più difficile per il Paese dal dopoguerra. Sarebbe da irresponsabili e noi non lo siamo mai stati".

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