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È partito il toto-ministri del possibile esecutivo a guida Mario Draghi

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Nei "corridoi" della politica si vocifera già sulla squadra di governo che Mario Draghi, secondo alcuni autorevoli esponenti, avrebbe già in linea di massima stilato secondo una serie di opzioni per i vari ministeri.

L’indiscrezione si focalizza sui tre dicasteri di spesa (Mise, Mef e Mit): l'ex presidente della Bce, sembrerebbe intenzionato ad affidarli ai cosiddetti uomini "tecnici". Dovrebbero esserci anche due ministri per ciascun partito e uno per Italia Viva, anche se tutto dipenderà da quanto ampia sarà la nuova maggioranza.

Maggiori saranno le forze politiche che aderiranno all’appello del presidente Sergio Mattarella, più saranno i "tecnici" che faranno parte del governo Draghi. Questo, anche per evitare tensioni e dissapori tra parti progettualmente ed ideologicamente abbastanza distanti. Per il momento, seppur la curiosità sia grande, è difficile avere cognizione sicura dei vari nomi che avranno un ruolo di rilievo nell'esecutivo-Draghi. Non improbabili grosse sorprese rispetto ai nomi tutt'ora circolanti. Ad esempio, l'ex premier Giuseppe Conte potrebbe rimanere in seno al governo con un ruolo che possa ammansire quell’ampia fetta del Movimento 5 Stelle che ha manifestato l’intenzione di non appoggiare Draghi.

Tra i nomi "papabili" c'è quello della 57enne costituzionalista Marta Cartabia, (già tirata in ballo nei giorni scorsi anche per il ruolo di premier), che potrebbe finire alla Giustizia; gettonato anche quello dell'economista 63enne Enrico Giovannini al Lavoro; si fanno i nomi del 53enne romano, economista, Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei (che si occupa anche del piano-Juncker), e dell'avvocato 51enne palermitano, direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini (in area Italia Viva), per i ministeri economici. In aggiunta, sono spuntati i nomi di Patrizio Bianchi (professore Ordinario di economia industriale), candidato a sostituire la ministra Azzolina all’Istruzione e dell'avvocato romano 73enne, Antonio Malaschini (ex membro del governo Monti), per i rapporti con il Parlamento.