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Il governo Draghi appeso al terzo giorno di consultazioni

Per sbrogliare la matassa, dopo la conclusione del Conte 2, si è attivato direttamente il co-fondatore del M5S Beppe Grillo. Dopo aver parlato due ore al telefono con Mario Draghi, dovrebbe essere proprio Grillo, già Roma, a guidare la delegazione pentastellata a Montecitorio. In un secondo momento, poi, la decisione dovrebbe essere avallata telematicamente dagli iscritti alla piattaforma Rousseau. Nella mattinata di sabato 6 febbraio è in programma un vertice fra tutti i membri della delegazione: ci sarà anche Giuseppe Conte. Il capo politico Vito Crimi, unitamente a Di Battista, però, dopo il conferimento dell'incarico a Draghi da parte di Sergio Mattarella, si erano detti contrari ad appoggiare il nuovo esecutivo e non intendono sposare la linea possibilista Di Maio-Grillo, con questi ultimi, sempre più intenti a tentare di convincere coloro che risultano essere perplessi all'idea di appoggiare Draghi. Un segnale importante in tal senso, è arrivato da Giuseppe Conte: il premier uscente, infatti, ha detto chiaramente che non sarà di minimo intralcio alla formazione del nuovo governo.
Nell'ultimo valzer di consultazioni, ì riflettori sono puntati anche sulla Lega. Salvini auspica un «governo di tutti» e non esclude l'ingresso di propri ministri; tra questi, il favorito sarebbe Giancarlo Giorgetti, e non si esclude nemmeno il nome dello stesso leader leghista nel caso in cui ci dovesse essere un coinvolgimento in prima persona di tutti i segretari dei partiti. Quel che è certo, è che la Lega è tutt'altro che indifferente: "Noi andremo a parlare senza pregiudizi, senza porre veti. Se le nostre idee coincidono con quelle del professor Draghi, - ha ribadito Salvini - noi ci siamo". Ma il leader del Carroccio ha già messo il premier incaricato davanti a un bivio: "Se le idee prevalenti sono quelle dei ‘no’ e di Grillo, noi diamo una mano serenamente dall’opposizione".

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