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Appello di Oms e Unicef: "2 miliardi e mezzo di poveri non avranno vaccini. Strategia autolesionista"

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Nella grande corsa all'accaparramento dei vaccini più disparati, accelerata ancor più dall'incubo delle varianti (che, secondo la Merkel, potrebbero avere un impatto catastrofico per le popolazioni), c'è un dato triste e sconfortante fornito da Oms e Unicef.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia infatti, 2,5 miliardi di persone, se non ci saranno aiuti e negoziati "paralleli", rimarranno senza dosi vaccinali. 130 Paesi del globo sono attualmente ancora senza vaccini.

Delle oltre 130 milioni di dosi somministrate finora, oltre i tre quarti delle vaccinazioni sono avvenute in soli 10 Paesi, che ovviamente corrispondono a quelli che rappresentano il 60% del Pil mondiale.

In 130 Paesi, sicuramente meno "abbienti", di vaccino non si è vista ancora nemmeno l'ombra di una fiala. Una strategia che la stessa Oms ha definito "autolesionista". Una strategia che "costerà vite e mezzi di sostentamento e che soprattutto darà al virus ulteriore opportunità di mutare, eludere i vaccini e minacciare la ripresa economica globale". Non a caso alcune varianti vengono proprio da Brasile, Nigeria e Sudafrica. Ecco perché le due organizzazioni mondiali e lo stesso Vaticano chiedono di nuovo di guardare ben oltre i propri ottusi confini mentali e nazionali e di attuare una strategia di vaccinazione "che possa porre veramente fine alla pandemia". Il salvataggio dovrà essere non egoistico ma globale, altrimenti si rischia di perire tutti insieme.

La via da percorrere, secondo le organizzazioni, è quella di garantire in primis, l’immunità immediatamente agli operatori sanitari che operano in prima linea nella pandemia nei contesti più miseri. E in questo senso, Mariângela Simão, vicedirettore generale dell'Oms per l'accesso ai farmaci e prodotti sanitari, ha affermato: "I Paesi che non hanno accesso ai vaccini fino ad oggi saranno finalmente in grado di iniziare a vaccinare i loro operatori sanitari e le popolazioni a rischio, contribuendo all'obiettivo della struttura Covax di un'equa distribuzione dei vaccini. Ma dobbiamo continuare a fare pressione per facilitare l'accesso globale. Per fare ciò, abbiamo bisogno di due cose: un aumento della capacità di produzione e la presentazione anticipata dei loro vaccini da parte degli sviluppatori per la revisione dell'Oms".

Potenziare quindi il Covax, il programma di Gavi Alliance, della Coalizione per l’innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per co-finanziare la spesa di acquisto e distribuzione dei vaccini in tutto il mondo a sostegno dei Paesi più in difficoltà. In questo contesto, l’Unione Europea ha lanciato un nuovo programma regionale del valore di oltre 40 milioni di euro per fornire assistenza nella vaccinazione ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina. Manca, però, una fornitura imparziale e per assicurare che cominci la distribuzione: serve che vi aderiscano con convinzione sia i governi sia Big Pharma.

Dalla stessa Ue è arrivato un avvertimento: "negoziati paralleli con le aziende con con cui la Commissione europea ha contratti di pre-acquisto non sono consentiti, ma per vaccini prodotti da altre aziende, Regioni o Stati membri possono concludere contratti".

L'Unicef nel frattempo, ha lanciato l'iniziativa Humanitarian Airfreight: dieci compagnie aeree, in accordo con l'agenzia dell'Onu per l'infanzia, avranno come priorità la consegna di vaccini contro il Covid-19, farmaci essenziali, dispositivi medici e altre forniture fondamentali per rispondere alla pandemia in corso e per prepararsi all'eventualità di situazioni simili in futuro. L'iniziativa, infatti, fungerà anche da meccanismo di preparazione logistica globale per altre crisi umanitarie e sanitarie a lungo termine: "La consegna di questi vaccini salvavita è un'impresa monumentale e complessa, considerando i grandi volumi che devono essere trasportati, i requisiti della catena del freddo, il numero di consegne previste e la diversità delle rotte”, ha spiegato Etleva Kadilli, Direttore della Supply Division dell’Unicef.

Appare ancora chimerico però, che i Paesi più poveri possano acquistare autonomamente e a prezzi accessibili, agenzie permettendo, dosi vaccinali sufficienti per vaccinare intere comunità.