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Il governo Draghi incassa la fiducia del Senato con 262 Sì. 15 i "ribelli" del M5S

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Il governo Draghi ha avuto l'ok del Senato poco prima della mezzanotte: 262 sì, 2 astenuti e 40 no (19 parlamentari di FdI, 15 "ribelli" del M5S e 6 del gruppo Misto). Ma se il "no" dei senatori di Fratelli d’Italia era compatto e scontato, quello dei pentastellati creerà inevitabilmente problemi.

Le defezioni grilline sono state maggiori di quelle preventivate, e ora, in seno al Movimento, si aprirà il dibattito sulle possibili espulsioni dei dissidenti. I 15 senatori M5s che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi sono stati: Granato, Gianuzzi, Lamura, Lanutti, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra, Ortis, Abate, Angrisani, Corrado, Crucioli, Di Nitto. Stando al regolamento del Senato, (che prevede 10 senatori per la costituzione del gruppo parlamentare), questo nucleo di oppositori avrebbe raggiunto il numero sufficiente per crearne uno. I "15" dovranno però risolvere il problema del collegamento col simbolo elettorale.
Nonostante la maggioranza vasta e assortita di ben 101 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta (fissata a 161), il neo premier non è riuscito a battere il primato raggiunto da Monti nel 2011 con 281 voti a favore.

A Montecitorio, giovedì 18 febbraio, si ripeterà lo schema andato in scena a Palazzo Madama: discorso del premier, dibattito, dichiarazioni, voto in tarda serata.



da Antonello Staccioli
redazione@vivereroma.org






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