Il Presidente Istat Blangiardo: “I morti del covid superiori a quelli della seconda Guerra Mondiale”

Il Presidente ISTAT, Prof. Gian Carlo Blangiardo ha onorato l’Università Politecnica delle Marche con la sua presenza durante la cerimonia dell’inaugurazione dell’anno accademico 21/22, in occasione della quale ha tenuto la lezione magistrale: “Le sfide dell’Italia post covid tra la vivace risposta dell'economia e le persistenti criticità della demografia". La lezione ha riguardato quindi l’aspetto demografico e quello economico, ma soprattutto gli effetti reciproci delle due dimensioni.
L’impatto con i dati, esposti con chiarezza e precisione dal Presidente Balngiardo lascia ancora una volta stupiti nell'apprendere la portata della crisi appena vissuta e di cui, normalizzando la routine, capita di sottostimare la durezza, che i numeri sanno esporre in tutta la loro drammaticità.
LA PANDEMIA
Dall’inizio della Pandemia, con il crollo delle nascite e l’aumento delle morti gli italiani in meno sono 658 mila in meno, solo considerando il biennio 2020 e 2021. A costruire il dato sia il calo delle nascite, diminuite circa del 10%, ma soprattutto il picco del numero delle morti. Per trovare un periodo paragonabile al biennio appena vissuto dobbiamo tornare alla seconda guerra mondiale. Il numero dei morti (di e/o con Covid) è addirittura superiore a quello dei morti durante la seconda guerra mondiale, a cambiare la percezione è l’età anagrafica delle vittime e il contesto storico nel quale è avvenuto, ha spiegato il Presidente.
CRISI DEMOGRAFICA
Una crisi che va ad insistere in un ambito in cui l’Italia registrava già una importante criticità. Dopo il picco delle nascite raggiunto nel 2014 l’Italia ha visto un inesorabile calo dei nuovi nati, che ha portato ad avere oggi 705 mila residenti italiani in meno. La “conta” degli italiani è come fosse quindi ritornata al 2007, con la differenza che troviamo, nel 2022 una popolazione decisamente più anziana, con meno famiglie e soprattutto famiglie più piccole, spesso con un unico nato. Un indebolimento della famiglia che il Prof. Gian Carlo Blangiardo ricorda essere il mattone fondamentale della nostra società «Piaccia o non piaccia». In particolare si acutizzano le problematiche relative al welfare della familiare. In una società di individui sempre più isolati sono destinati ad aumentare casi di anziani soli e figli unici che non riescono a prendersi cura dei parenti malati.
IL FUTURO DELL’ITALIA
Ad essere a rischio anche il welfare nazionale, a causa di una composizione demografica non sostenibile: Quella che era una volta la piramide demografica si evolverà nel 2050 in una forma paragonabile ad un “fungo”. Con un “cappello” largo a rappresentare il 35% della popolazione con più di 65, un “fusto” parallelo di persone equamente distribuite tra i 15 e i 64 anni (considerata la fascia di popolazione attiva) a comporre il 53,3% della popolazione e una base che va via via sempre più restringendosi di giovani sotto i 14 anni di età per il 11,7% della popolazione.
«Il problema non sono neanche più le pensioni, ma la sanità- spiega il presidente Blangiaro- La popolazione sarà sempre più anziana e bisognosa di cure, anche costose. Si potrebbe facilmente raggiungere il momento in cui non si riuscirebbe più ad assicurare a tutti le stesse cure in maniera etica». Ovvero lo stato non sarà più in grado di pagare le spese sanitarie di prestazioni costose a tutta la popolazione che ne avrebbe bisogno. Di conseguenza alcune cure potrebbero diventere ad appannaggio solo di chi potrebbe permettersi di pagarle di tasca propria.
QUESTA NON È FANTASCIENZA
«Questa non è fantascienza, è quello che i dati ci dicono accadrà- ricorda il Presidente Blangiaro- Sappiamo che la popolazione italiana sta invecchiando. In 50 anni gli italiani saranno 5 milioni in meno, nel 2058 le morti saranno il doppio dei nati. Dobbiamo tenere conto della situazione è dei dati per dare a nostri nipoti e figli situazioni auspicabili».
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