SEI IN > VIVERE ITALIA > ATTUALITà

Ucraina, anche gli ufo in zona di guerra?

3' di lettura 236

A quanto pare gli aerei russi non sono stati i soli a frequentare i cieli ucraini negli scorsi mesi. O, perlomeno, questo è il parere di un team di astronomi di Kyev che ha monitorato e fotografato un numero significativo di oggetti volanti sconosciuti, rei di aver sorvolato ripetutamente le zone del conflitto a velocità impensabili per le tecnologie attuali, suscitando forte interesse e catalizzando l’attenzione degli esperti.

“Sono stati osservati oggetti singoli, in gruppo e in flottiglia muoversi a velocità comprese tra i 3 ed i 15 gradi a secondo”, riferiscono i ricercatori, “li vediamo letteralmente ovunque”. I dati telemetrici sono stati acquisiti con l’ausilio di tecnologie normalmente deputate all’osservazione di corpi meteorici, con messe a punto ad hoc per riuscire a monitorare e fotografare questi strani velivoli.

“Con le foto tradizionali non saremmo stati in grado di inquadrare gli UAP (unidentified aereal phenomenon, il termine più recente per indicare gli UFO, NdA) per cui abbiamo tarato i nostri strumenti settando correttamente i tempi di esposizione, la frequenza di scatto e gli altri parametri”, si legge nello studio, “riuscendo ad osservare dei fenomeni che non possono scientificamente essere definiti come naturali e conosciuti. Il tempo di esposizione è stato ridotto il più possibile, in modo che l’oggetto fotografato risultasse immobile o quasi nella foto. La frequenza di scatto è stata scelta tenendo in considerazione la velocità degli oggetti e l’ampiezza dello scatto. Sostanzialmente, il tempo di esposizione era inferiore al millisecondo e la frequenza di scatto non poteva essere meno di 50Hz”.

Le postazioni utili alle osservazioni sono state due, una situata a Kiev e l’altra a Vinarivka, un villaggio a sud della capitale distante circa 120 km. L’osservatorio astronomico principale di Kiev ha quindi redatto e pubblicato sul database arXiv uno studio scientifico in cui vengono esposti i risultati delle raccolte dati analizzate dal gruppo di ricercatori, che ha suddiviso gli oggetti osservati in due categorie: i cosiddetti “cosmici”, di gran lunga più luminosi rispetto allo sfondo del cielo, ed i “fantasmi”, completamente neri a causa del loro totale assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche. “Ai cosmici, molto brillanti, abbiamo dato i nomi degli uccelli come falco, aquila e così via”, riportano, “al contrario i fantasmi sono completamente neri e assorbono tutta la luce che li colpisce”. Comparando i dati, le stime riportate conferiscono ai “fantasmi” un diametro che va dai 3 ai 12 metri, con una velocità di punta di 53'000 km/h, impensabile all’interno dell’atmosfera terrestre (a titolo di confronto, un missile balistico intercontinentale moderno può raggiungere punte di 25'000 Km/h mentre il più veloce aereo con pilota mai costruito, il Lockheed SR-71 Blackbird, sembra potesse raggiungere i 3'800 km/h).

Le osservazioni, sempre diurne, sono state molteplici e la quantità di dati ricavata (spettrografie, fotografie, rilevamenti telemetrici) ha permesso un’analisi dettagliata che è poi confluita nello studio pubblicato. Il punto cruciale è fondamentalmente uno: la tecnologia aerea che conosciamo è in grado di raggiungere tali velocità ma non all’interno dell’atmosfera, dove l’attrito dell’aria ridurrebbe in frantumi qualsiasi oggetto: anche supponendo che siano tecnologie top secret di qualche paese straniero, la distanza tecnologica con le apparecchiature note sarebbe sufficiente per far impallidire qualsiasi scienziato. Gli oggetti osservati sono stati rilevati infatti all’interno dell’atmosfera terrestre: “I “fantasmi” sono stati monitorati nella troposfera, a distanza di circa 10/12 km dal suolo. Abbiamo stimato che possano avere un diametro che varia dai 3m ai 12m con una velocità di punta che sfiora i 15km/s”.

La spiegazione più semplice sarebbe quella di additare tali oggetti al conflitto in atto, ma gli scienziati insistono nel dire che non si tratti di materiale bellico e che la loro natura rimane un mistero. Boris Zhilyaev, il ricercatore a capo del team, ha evitato di esprimersi ulteriormente sul risultato dello studio.



Scarica il pdf L'articolo originale


di Francesco Casagrande






qrcode