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Vialli morto di cancro al pancreas, un’associazione di malati attacca: “Aifa non sblocca la rimborsabilità del farmaco Olaparib”

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ROMA - Sono i giorni dell’emozione per la scomparsa di Gianluca Vialli, ucciso dal cancro al pancreas. Pochissime le cure efficaci per questa patologia, come spiegato dal professor Michele Reni, uno dei massimi esperti.
Eppure per le persone portatrici della mutazione BRCA esiste un farmaco che garantisce un vantaggio terapeutico. Si chiama Olaparib, è stato autorizzato come terapia di mantenimento da FDA, EMA, mentre l’AIFA ne ha deciso la non rimborsabilità mettendo il farmaco in fascia C: ovvero è prescrivibile ma il paziente deve sostenerne il costo che è di 4mila euro al mese. "Il semaforo verde sulla efficacia del farmaco è arrivato da uno studio randomizzato di Fase III pubblicato sul New England Journal of Medicine, rivista scientifica di riferimento, non è la 'cura Di Bella' per capirci e obiettivo dello studio era dimostrare che utilizzando Olaparib ci fosse un miglioramento del periodo libero da progressione della malattia e questo è stato dimostrato”. Alla Dire Piero Rivizzigno, presidente dell’associazione Codice Viola che rappresenta i pazienti con cancro del pancreas, indignato ripercorre l'iter di quella che ad oggi è una delle poche terapie disponibili per una categoria di pazienti che ne trarrebbe grande beneficio. “La morte di Vialli tra i pazienti ha lasciato grande sconforto- sottolinea- e stiamo valutando tutte le possibili iniziative in risposta a questo negato rimborso di Olaparib da parte di AIFA. Tra queste spicca una lettera congiunta spedita a marzo 2022 da parte di due società scientifiche, oncologi e cinque associazioni pazienti (Codice Viola, aBRCAdabra, FAVO, Oltre nella ricerca e My Everest) per chiedere chiarimenti e a cui non è stata data nessuna risposta. È oltraggioso, è cinismo da burocrati”, tuona ancora il presidente di Codice Viola che in questi giorni si misura con la paura e l’ansia di quanti vivono questa malattia e sanno di non poter accedere a questo farmaco. "AIFA- precisa- non ha nemmeno risposto alla richiesta di conoscere i medici membri del Comitato che ha preso questa decisione”. “Olaparib- chiarisce Rivizzigno- è indicato per i pazienti portatori della mutazione ereditata BRCA con adenocarcinoma del pancreas, un sottogruppo che rappresenta circa l’8% di tutti i pazienti con il tumore esocrino che aveva Vialli e che riguarda il 95% di tutti i tumori del pancreas. Il farmaco può essere utilizzato quando sia stata fatta una prima linea di protocolli chemioterapici con platino e quando la malattia sia stabile. Per i pazienti con mutazione BRCA ereditaria la disponibilità del farmaco Olaparib rappresenta quindi- spiega ancora- un’importante opzione nel percorso di cura complessivo in quanto lo studio di Fase III POLO ha dimostrato un prolungamento del periodo libero di progressione della malattia e una migliore qualità della vita. Basti pensare che il farmaco si assume per via orale e non bisogna andare in ospedale per fare le infusioni. Nel novembre 2021 è arrivata però questa valutazione negativa di AIFA non sulla base degli obiettivi raggiunti dello studio, prolungamento del periodo libero di progressione della malattia, ma sul mancato impatto sulla sopravvivenza complessiva. Soltanto coloro che avevano già iniziato la terapia hanno potuto proseguirla, ma non i nuovi pazienti". I pazienti malati e che avrebbero, come portatori BRCA, un’opzione in più, uomini e donne spesso anche molto giovani, sono in questo modo rimasti a piedi. “Allungare il periodo di vita liberi da malattia di queste persone ha un grande valore- conclude Piero Rivizzigno- non vogliamo dubitare di AIFA tout court, ma capire e discutere le motivazioni e sapere chi ha preso questa decisione. Temiamo che ci sia stata una valutazione del farmaco svincolata dal contesto complessivo del percorso di cura del paziente. Inoltre questa decisione può anche avere un impatto sull'applicazione su tutto il territorio nazionale delle linee guida Aiom del tumore del pancreas esocrino che prevedono il test per la mutazione BRCA ereditaria per tutti i pazienti. Esiste uno studio che dimostra che il 5% dei pazienti non sapeva di avere la mutazione ereditata BRCA. Questa è un’ulteriore ragione per cui siamo impegnati affinché tutti i pazienti siano testati per BRCA. In primo luogo perché possano beneficiare del migliore percorso di cura con delle terapie mirate, ma anche per individuare quei pazienti che non erano a conoscenza della mutazione e i cui familiari possono entrare in adeguati programmi di screening. In molti parlano di screening per il tumore del pancreas senza avere alcuna conoscenza delle problematiche specifiche, questo è uno dei pochissimi casi in cui fare screening. Su questi temi- ha assicurato il presidente di Codice Viola che oggi deve fare i conti con la paura dei pazienti che rappresenta attraverso l'associazione- continueremo a impegnarci”.


di Agenzia DIRE






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