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Van Gogh: a Palazzo Bonaparte in mostra 50 capolavori dell'artista più conosciuto al mondo

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In occasione dei 170 anni dalla nascita, Palazzo Bonaparte (Roma) ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Vincent Van Gogh. Con ben 50 opere provenienti dal prestigioso museo Kröller-Müller di Otterlo, tra cui il famosissimo "Autoritratto", viene raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.

Un percorso espositivo che segue il filo conduttore cronologico con le stanze del primo piano di Palazzo Bonaparte dedicate alle creazioni del periodo olandese e al soggiorno parigino per passare al secondo piano dedicato al periodo artistico più intenso e travagliato di Van Gogh con il soggiorno ad Arles con la parentesi insieme all'amico Paul Gaugin fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.

Del periodo olandese emerge l’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza, dallo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il siinatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.

Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante. Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato. È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sipre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.

L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore. E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sibra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.

La mostra, realizzata con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta da Arthemisia, in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti. Resterà aperta al pubblico fino al 26 marzo. Tutte le info su www.mostrepalazzobonaparte.it

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di Giulia Mancinelli






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