SEI IN > VIVERE ITALIA > ATTUALITA'

lancio di agenzia
Morte Attilio Manca, la verità tra i legami di Cosa Nostra Palermo-Messina e la latitanza di Provenzano

6' di lettura
130

ROMA - "Una morte imputabile a un omicidio di mafia, un omicidio altamente collegabile alla protezione della latitanza del boss Provenzano.
Sono state ribaltate completamente le conclusioni della precedente relazione di maggioranza in cui si parlava di suicidio e tossicodipendenza". E' il cuore dell'operazione di verità che in migliaia di documenti, un copioso dossier di pagine e pagine e call notturne di studio e approfondimento ha portato la Commissione Antimafia a presentare la relazione finale sull'assassinio del giovane urologo Attilio Manca, ucciso il 12 febbraio 2004, fatto passare per suicida ed eroinomane e invece, come risulta dalla relazione conclusiva, condannato a morte dalla mafia. Così la consulente della Commissione, Fabrizia Fabbretti, ha presentato una sintesi del lavoro di commissione che darà il via a una riapertura delle indagini e a un nuovo processo. La relazione, approvata all'unanimità, è stata presentata ieri pomeriggio nella Sala Stampa della Camera dei deputati con Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle e prima firmataria della relazione; Piera Aiello, già deputata e prima firmataria della relazione e Fabio Repici, legale della famiglia di Attilio Manca. https://vimeo.com/799767149 Cruciale nella ricostruzione degli eventi il ruolo dei collaboratori di giustizia considerati attendibili per molto altro, segnala la consulente, e stranamente per molto tempo non per questo caso, ad esempio "Carmelo D'Amico, attendibile e veritiero- precisa Fabbretti- che fa riferimento a questa morte come a un omicidio". Un caso legato "alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e ad elementi esterni", denuncia la deputata Ascari evidenziando alcune 'stranezze' tra cui: "Il primo mafioso che ne parla, Francesco Pastoi, muore in carcere a Modena suicida e la sua tomba viene trafugata e il corpo bruciato. Inoltre nelle intercettazioni si parla sempre di omicidio come è possibile che i collaboratori di giustizia non siano stati ritenuti affidabili sul caso Manca? E' una lacuna inspiegabile", puntualizza la deputata pentastellata che ricorda come la "relazione di minoranza della precedente legislatura avesse sollevato dubbi sulla tesi del suicidio per overdose. Altro elemento chiave da cui si è partiti- aggiunge nel corso del suo intervento- è stata l'assoluzione della Corte di Appello di Roma 'perché il fatto non sussiste' di Monica Mileti colei che avrebbe dato, secondo la ricostruzione iniziale della vicenda, la dose fatale al medico". "Una figura più oscura di quanto è sembrato, con due utenze cellulari intestate ad altre persone", ricorda la consulente della Commissione Antimafia. Attilio Manca, se pur giovane, era altamente formato per gli interventi in laparoscopia per la prostata e in Francia, dove Provenzano si è operato per il cancro che lo aveva colpito, si era formato a lungo. "Non è stato possibile appurare se Provenzano fosse stato operato da Manca- precisa la consulente Fabbretti- o se Manca avesse individuato e scelto il medico e la clinica. Provenzano va in Francia per la biopsia a luglio e ci torna ad ottobre. Nell'intercettazione uscita a luglio 2022 si parlava del medico che si era rifiutato di operare Provenzano". La mafia che fa da sfondo a questa vicenda è quella di Barcellona di Pozzo di Gotto, nel messinese, dove "recuperata la relazione del Ros si parla di un'eventuale permanenza del boss latitante Provenzano nel convento di s.Antonio di Padova. Proprio a Barcellona, dove sarebbe stato protetto da un frate", segnala ancora Fabbretti che ricorda come nella precedente relazione della Commissione Antimafia si facesse riferimento al fatto che "nella sentenza Grande Mandamento - sulla latitanza e i mancati arresti del boss Provenzano - Manca non venisse mai nominato". Questo sarebbe risultato elemento sufficiente per non cercare strade alternative a quelle del suicidio, fondata su un'autopsia che la relazione della Commissione ha smontato in toto. Una coltre di silenzio quella che resta per anni sul caso del giovane Manca e un isolamento che la famiglia ha spesso denunciato dichiarando alla stampa di non aver avuto alcun sostegno dalle Istituzioni, di esser stata abbandonata. Come la mamma del giovane medico, Angela Gentile, che Ascari ricorda nel corso della conferenza come non sia stata mai creduta nella sua ricostruzione degli ultimi giorni precedenti alla morte del figlio, quando lo sentiva chiuso in un silenzio pieno di paura. "Gli elementi acquisiti sono di natura gigantesca- dichiara l'avvocato dei familiari di Attilio Manca, Fabio Repici- la relazione comprova come sia stata data una lettura deviata mistificatoria, quella che seguiva la separatezza tra la mafia palermitana e le entità mafiose di Messina" che in questo caso hanno invece "una connessione che la magistratura non aveva preso in considerazione. All'inizio del 2005 un imprenditore messinese collaborò e disse di aver visto Provenzano a casa del capo do Cosa Nostra di Messina, Michelangelo Alfano, originario di Bagheria". Bisogna quindi per trovare la verità sul caso Manca ricostruire la latitanza reale del boss Provenzano e uscire dalla visione mediatica "dei suoi ultimi 40 anni nella baracca, c'è stata un'altra dimensione della latitanza", puntualizza l'avvocato Repici che colloca la morte del giovane urologo in uno scenario che vede mafia messinese in contatto con quella di Bagheria e con gli anni della latitanza di Provenzano, quelli in cui il boss si ammala e la sua storia si intreccia con il brillante urologo che fu "in Francia tra il 18 e il 21 giugno 2003 non distante dalla clinica di Provenzano dove si fa curare come Gaspare Troia". La sorte di Attilio Manca resta così intrappolata in questa rete di connessioni e poi depistaggi: "Ricordiamo l'intercettazione famoso del 'medico a cui fare la doccia', del gennaio 2005, che risale alla latitanza di Provenzano e che poi sparisce dai radar dell'informazione. Questa inchiesta- conclude- è formidabile e ci permette di rivolgerci alla procura di Roma con le spalle rafforzate. E' dal 5 dicembre del 2000 che la Commissione non partoriva un lavoro così ben fatto, cioè dalla relazione di Peppino Impastato".  L'AVVOCATO DELLA FAMIGLIA MANCA: NELLA DENUNCIA RIAPERTURA CASO DIRÒ TUTTO CIO CHE SI PUÒ FARE MORTE ATTILIO MANCA TRA SISDE E GARANTI LATITANZA PROVENZANO Un punto di contatto "tra Sisde e i garanti della latitanza del boss Provenzano. Si tratta di Salvatore Eucaliptus, cognato di Onofrio Monreale, figlio di Niccolò Eucaliptus. Si deve ribaltare tutto quanto fatto finora e chiedersi chi ha infiltrato chi? Questo e' lo scenario in cui si inserisce il percorso della morte del medico Attilio Manca". Così ha dichiarato l'avvocato Fabio Repici - sottolineando i contatti tra potere criminale mafioso e servizi segreti - legale della famiglia del giovane medico Attilio Manca, passato per tossicodipendente suicida e invece ucciso dalla mafia, come ricostruito dalla relazione presentata oggi alla Camera dei deputati, dalla Commissione Antimafia.







qrcode