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Top&Flop: “La Sirenetta”, il live action del cartone Disney affonda in un mare di noia

Da questo momento il suo desiderio di abbandonare il mare per rivedere il principe cresce a dismisura ma il padre si infuria e gli vieta qualsiasi ulteriore contatto. Approfitta di questa debolezza di Ariel la zia Ursula, demone marino relegato negli abissi. Propone ad Ariel un patto: potrà diventare una terrestre in cambio della sua splendida voce. La sprovveduta accetta ignara di essere una pedina di Ursula per spodestare il padre. La Sirenetta, come tutte le favole Disney live action portate sullo schermo negli ultimi anni, è una versione del cartone animato Disney con attori in carne e ossa. Il senso di queste operazioni ha poco a che vedere con l’arte e più con il business e La Sirenetta non fa eccezione. Il film ricalcafedelmente il cartone per la maggiorparte del temp, comprese le canzoncine e i balletti che però, nonostante il regista Rob Marshall abbia esperianza nei musical, non si discostano dalla edizione animata. I cambiamenti, come l’eliminazione della scena della fuga di Sebastian dal cuoco o la parentela tra Ariel e Ursula, non migliorano questo adattamento della favola. Le versioni “reali” degli amici sottomarini di Ariel, il granchio Sebastian e soprattutto il pesce Flanders, hanno un aspetto inquietante, soprattutto i loro occhi, innaturalmente grandi quelli del granchio e paurosamente fissi e opachi quelli di Flanders che inoltre ha un coloraccio grigio, un aspetto che sul banco di un pescivendolo lo farebbe rimanere invenduto anche da fresco.
Il paesaggio sottomarino dopo Avatar non può che deludere e su quello della superficie sarebbe meglio tacere: un guazzabuglio di stili e ambienti che vanno dai golfi italiani alle scogliere ed i cieli irlandesi che dovrebbero rappresentare una immaginaria Brasilia sudamericana. Anche sui personaggi principali i cambiamenti non hanno giovato, a partire dalla amnesia del principe che è utile solo ad allungare il brodo, oppure la differenza di etnia con i genitori neri, d’accordo che sono adottivi ma tutto quello che ci viene detto è che il giovane è stato adottato quando da bambino lo hanno trovato superstite di un naufragio. Ora io non so se sia costume delle case reali adottare tutti gli orfani che incontrano sul loro cammino, ma nel film la cosa viene lasciata senza spiegazione, non c’è, che ne so, una regina che non poteva avere bambini, una promessa solenne fatta a qualcuno, no, questi adottano il primo che trovano, per di più con un colore della pelle completamente diverso dal proprio. Non che voglia mettere in dubbio l’apertura al melting pot delle teste coronate ma la famiglia reale caffelatte scricchiola parecchio. Sulla recitazione c’è poco da dire, i protagonisti sono incredibili nel senso peggiore del termine, Ariel sembra una popstar e, come ha giustamente osservato una ragazzina in sala, si innamora letteralmente del primo che incontra, il principe tontolone. Non va meglio per Bardem che nella parte del padre della protagonista, il Re dei Mari, sembra quasi in imbarazzo, forse pensando alla ridicola scena finale in cui emerge a sorpresa dalle acque come nella pubblicità di un tonno in scatola per ribadire il lietissimo finale in cui uomini e tritoni, che fino a quel momento erano visti come ostili creature mitologiche, improvvisamente se ne stanno sorridenti seduti fianco a fianco sulle stessa barca come se fosse la cosa più normale del mondo.
Per la versione italiana si è scelto di conservare i testi delle canzoni del cartone animato perché il pubblico potesse riprovare il piacere di sentire “In fondo al mar” come negli anni ‘90, ma quelle nuove composte da Lin Manuel Miranda, ormai un abitè delle produzioni Disney, sono sciape e contribuiscono solo a trascinare il film verso una durata maggiore rispetto al cartone, ma che non giova al ritmo e che inceppa la narrazione. Questa riedizione ha permesso di giocare con un caleidoscopio di voci di interpreti vecchi che interpretano parti diverse, come per Ursula interpretata da Simona Patitucci che nel cartone era Ariel, e di nuovi come Mahmood che da la voce a Sebastian, ma sono più che altro curiosità da fan che non aggiungono niente al film. La Sirenetta è troppo simile al cartone animato e, tutto quello che è stato cambiato ed aggiunto per fargli raggiungere il minutaggio che giustifichi il prezzo del biglietto, lo appesantisce rendendolo un film troppo lungo e noioso. Gli interpreti sono scialbi e la regia fa il minimo sindacale, le musiche nuove sono irritanti. Questa tendenza al remake dei classici non è destinata a terminare, purtroppo, ci sono ancora molti film che la Disney potrebbe rifare live action: Gli Aristogatti, Bianca e Bernie ed altri ancora ma credo che sapremo di aver toccato il fondo quando realizzeranno il live action di Red e Toby.
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SCHEDA
LA SIRENETTA
di: Rob Marshall
USA 2023
Interpreti: Halle Bailey, Mahmood, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy, Javier Bardem, Jacob Tremblay, Awkwafina, Daveed Diggs, Jude Akuwudike
Sceneggiatura: David Magee
Produzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Durata: 135 min
Genere: fantastico, musicale, sentimentale
Uscita: 24 maggio 2023
TRAILER
https://www.youtube.com/watch?v=Q-8uRR0gxTA

SHORT LINK:
https://vivere.me/ecGI
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