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Lavoro minorile, Mattarella: “A milioni di bambini è negato l’avvenire, proteggerli”
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ROMA - "Il futuro dell'umanità è legato alla capacità di proteggere i bambini". Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile. "La protezione sociale di cui dovrebbero godere - diritto alla salute e all'istruzione - indipendentemente dal luogo in cui si è nati- sottolinea il capo dello stato-, è ben lungi dall'essere una realtà. In tutto il mondo, a milioni di bambini viene negato l'avvenire. Inseriti nei processi produttivi dell'economia globalizzata, prime vittime delle guerre e dei disastri naturali, viene loro sottratta l'infanzia e vengono costretti a lavorare in tenera età. Schiavi invisibili - come denuncia l'Organizzazione Internazionale del Lavoro - di una spirale inammissibile di violenza e abusi".
"Anche in Italia- prosegue- i numeri sul lavoro minorile fanno riflettere: sono espressione del disagio sociale presente in troppe aree del Paese e trovano connessione anche con manifestazioni della criminalità organizzata. È necessaria una presa di coscienza della pericolosità dell'ingresso in età precoce nel mondo del lavoro di bambini e ragazzi che, senza alcuna tutela, vedono compromettere irrimediabilmente il proprio futuro e del danno che questo reca all'intera società".
"È una responsabilità per fronteggiare la quale sono necessari l'impegno dei governi, delle imprese, della società civile e l'adozione, a livello internazionale, di comportamenti eticamente condivisi anche da parte dei consumatori. La realizzazione delle ambizioni delle bambine e dei bambini deve essere una delle preoccupazioni primarie", conclude Mattarella.
REPORT UNICEF: NELLA FASCIA 15-17 ANNI QUASI 70MILA 'DIPENDENTI' E 'OPERAI'
Oggi, in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, l'Unicef Italia presenta il 1° rapporto statistico 'Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro': nel 2022 sono 69.601 i lavoratori minorenni 15-17 anni, in aumento rispetto ai 51.845 del 2021 e ai 35.505 del 2020; la posizione di "dipendente" raccoglie la maggiore percentuale di lavoratori, seguita da "operai agricoli" e "voucher"; se invece osserviamo la fascia di età entro i 19 anni nel 2021 i lavoratori erano 310.258, in aumento rispetto ai 243.856 del 2020. Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2021 le denunce di infortunio di minorenni sotto i 19 anni presentate all'Inail a livello nazionale ammontano a 352.140 di cui: 223.262 per i minorenni fino a 14 anni (erano 31.857 nel 2021 e 18.534 nel 2020) e 128.878 nella fascia di età 15-19 anni (erano 18.923 nel 2021 e 11.707 nel 2020).
Il rapporto esamina i dati sul lavoro minorile e gli infortuni da lavoro in Italia nel quinquennio 2017-2021, distribuiti per età, regione e genere ed è stato realizzato sulla base di dati elaborati a partire da report e database presenti su portali nazionali dell'Inail e dell'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps). Il rapporto - realizzato nell'ambito delle attività dell'Osservatorio Unicef per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile - coordinato dal professor Domenico Della Porta - è stato curato dal 'Laboratorio di Sanità Pubblica per l'analisi dei bisogni di Salute delle Comunità' del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria "Scuola Medica Salernitana" - Università degli Studi di Salerno-responsabile Scientifico: professor Francesco De Caro; funzionarie psicologhe: dottoressa Francesca Malatesta, dottoressa Nadia Pecoraro; con il contributo scientifico della professoressa Giuseppina Cersosimo.
LAVORO MINORILE, LE REGIONI CON IL MAGGIOR NUMERO DI RAGAZZI IMPIEGATI
Le cinque regioni con il maggior numero di ragazzi fino a 19 anni occupati complessivamente nell'arco dei cinque anni presi in esame sono rispettivamente: Lombardia (240.252), Veneto (155.987), Emilia Romagna (134.694), Lazio (119.256) e Puglia (108.867).
LAVORO MINORILE E GENERE
Dei 310.287 minorenni fino a 19 anni coinvolti nel lavoro nel 2021, 193.138 sono maschi e 117.149 sono femmine - in aumento rispetto ai 154.194 maschi e le 89.674 femmine nel 2020. Il maggiore impiego di lavoratori di sesso maschile entro i 19 anni rispetto a lavoratrici di sesso femminile, mostra la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini; il 65,3% delle donne ha almeno un diploma (rispetto al 60,1% degli uomini); le laureate arrivano al 23,1% (rispetto al 16,8% degli uomini) (ISTAT, 2022). Si può osservare che il divario di genere nel tasso di occupazione (55,7% contro 75,8%) si riduce al crescere del livello di istruzione (31,7 punti per i titoli bassi, 20,3 per i medi e 7,3 punti per gli alti) (Istat, 2022). Inoltre, per le giovani donne che decidono di abbandonare gli studi, ottenendo al più un titolo secondario inferiore, le possibilità di occupazione rispetto ai loro coetanei maschi sono di gran lunga minori (20,8% rispetto a 41,9%) (Istat, 2022).
DENUNCE DI INFORTUNIO
Le regioni con le percentuali più elevate di denunce totali di infortunio nel quinquennio (2017-2021) dei lavoratori sotto i 19 anni sono: Lombardia (76.942), Emilia Romagna (40.000), Veneto (39.810) e Piemonte (31.997) che da sole ricoprono più del 50% delle denunce di infortunio nazionali.
INFORTUNI CON ESITO MORTALE
Tra il 2017 e il 2021 sono state 7 gli infortuni con esito mortale per i minorenni sotto i 14 anni e 67 per la fascia di età 15-19 anni. Sebbene il numero di denunce di infortunio sia stato maggiore nella fascia di età sotto i 14 anni, gli infortuni con esito mortale sono fortemente sbilanciati verso la fascia di età 15-19 anni. La Regione Veneto rappresenta la prima Regione per infortuni con esito mortale. Abruzzo, Basilicata, Sardegna, la Provincia autonoma di Trento e la Valle d'Aosta non registrano nessun infortunio con esito mortale nel quinquennio preso in esame.

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